giovedì 29 settembre 2011

INCONTRO CON IL VESCOVO

Qualcuno, tra i pochi che avranno letto questi post, ricorderà la lettera che inviai al vescovo della mia diocesi.
Ebbene ero in vacanza quando fui avvisato da casa che sua eccellenza, Mons. Romano Rossi, mi aveva scritto una lettera in cui esprimeva il desiderio di incontrarmi.
Tornato dalla vacanza, il lunedì successivo, con un po’ di apprensione, chiamai la curia e direttamente il vescovo mi convocò per le ore 16:00.
Naturalmente i pensieri andavano tutti sul possibile argomento, a dire il vero già da parecchi giorni la mia mente era volta a quell’incontro.
Ho pensato: vorrà parlare della mia proposta (Vedi qui) oppure vorrà vedere chi è questo strano individuo che così a cuore ha le sorti della Chiesa?
Come diceva un comico:La seconda che hai detto!
Infatti del furto sacrilego e della mia proposta, peraltro non mia ma sancita dalla Chiesa, di ripristinare la comunione sulla mano non gliene importava nulla, anzi queste le sue parole a riguardo: “Quello di Fabrica sono persuaso che sia una vera e propria profanazione”.
Ah, meno male che è persuaso, perché c’erano dubbi?
Subito dopo aggiunse: “non credo che il tema della comunione in mano sia strettamente legato, oggettivamente” al furto (interpretazione mia)  “poi uno vuol dire quello che vuole le cose però vanno viste e vanno controllate” “anche perché non ci vuole nulla per toglierla dalla punta della lingua”.
Mi sembra una ragione in più per non facilitare la cosa ai satanisti!
Quindi mi ha rivelò di aver avuto “un pesante battibecco con il demonio, durante un esorcismo, su questo argomento” ma la cosa che mi  sconvolse è che si rivolse a satana dicendo “hai visto quanti ho portato alla Messa di  riparazione?” e satana gli rispose “tu non sai quanti vengono da me”.
Incredibile!
Non è un buon motivo, questo, per evitare sacrilegi ed esercitare la virtù della prudenza?
Non so, vogliamo consegnargliele direttamente?
Continuiamo così, tanto oggettivamente questo atto non è legato al sacrilegio!
Quindi pur sapendo quanti vanno da satana il mio Vescovo non ritiene importante ripristinare la comunione sulla lingua, come legalmente dovrebbe essere fatto!
Liquidato in fretta il discorso riguardante la comunione sulla mano e l’atto sacrilego, a lui interessava solo conoscermi e “vedere in faccia chi fossi”, ha iniziato a tessere le mie lodi fino a quando ebbe un cambiamento repentino alla domanda su dove andassi a messa. Risposi:”alla messa tridentina” celebrata dai sacerdoti della Fraternità San Pio X.
“Sono separati da Roma, sono scismatici, non riconoscono il papa” ,subito rispose, ma senza raccogliere la provocazione, benché gli abbia risposto che non era vero, cominciai a spiegare i motivi di quella scelta mettendo in risalto tutti gli obbrobri che tuttora avvengono ogni domenica nella messa moderna e nella setta carismatica che frequentavo.
Dopo aver ascoltato il paragone tra il Sacrificio e messa secondista, insieme alle altre mie “ragioni” mi disse: “Cerchi di non scambiare l’essenziale con l’accessorio!”
Accessorio?
Inginocchiarsi davanti al Re è un accessorio?
“Non si spaventi con una forma o un’altra, un linguaggio o un altro”
Il Latino è accessorio? Ma come, eccellenza, lei dice: ”non condivido affatto tutte le critiche ai nuovi canoni del Vaticano II”, “stia tranquillo abbiamo un sacco di libri di teologia” e poi non li rispetta!
Ma non li avete letti eccellenza, tutti questi libri?
Eppure la “Sacrosantum Concilium” all’art. 36 non riteneva “accessorio” il latino, come mai non segue i canoni del Concilio vaticano II?
Solo la Fraternità deve obbedienza?
Toccare il corpo di Cristo con mani empie è un accessorio?
Cantare in stile pop, rock o raggae invece che gregoriano è un accessorio?
Il concilio di Trento definì dogmaticamente solo accessori?
Dopo tutto questo parlare egli mi disse questa frase incredibile:”Mi permetta una battuta. Le ragioni giuste di chi io penso possa anche avere torto”.
Che frase!
Che ermeneutica di grande spessore!
Pensare di prendere in giro i fedeli, quale illusione e quale superbia!
Ma come si fa a dire queste cose!
Unire in una sola frase così tanti errori è un record!
Non so se sia stata un’occasione mancata, è pur sempre un vescovo di Santa Romana Chiesa e per questo comunque gli si deve rispetto, il colloquio è durato una quarantina di minuti ed altra cose sono dette di cui però mi sembra inutile parlarne.
Ma forse una cosa gliela devo concedere aveva ragione quando mi disse:”se lei mi ritiene il suo Vescovo!”

Stefano Gavazzi

sabato 24 settembre 2011

SANTO PADRE SI RICORDI CHE LUTERO E’ ALL’INFERNO

Mi riprometto ogni volta di non stupirmi più delle dichiarazioni ecumeniche del Santo Padre invece ci casco sempre, ma ciò che ancor più sconvolge è la semplicità disarmante con cui le persone accettano tutto in maniera così passiva, in maniera irragionevole e con un fideismo che nulla ha a che fare con la vera fede Cattolica.
Leggo:
Ciò che non gli dava pace era la questione su Dio, che fu la passione profonda e la molla della sua vita e dell’intero suo cammino. “Come posso avere un Dio misericordioso?”: questa domanda gli penetrava nel cuore e stava dietro ogni sua ricerca teologica e ogni lotta interiore. Per Lutero la teologia non era una questione accademica, ma la lotta interiore con se stesso, e questo, poi, era una lotta riguardo a Dio e con Dio.
Prima non gli dava pace sapere come avere misericordia da Dio, risposta semplicissima:Quicumque vult salvus esse, ante omnia opus est, ut teneat Catholicam fidem .(Atanasio)
Ora ciò che non gli da pace sono le fiamme dell’inferno.
A proposito si legga  la visione della Beata Suor Serafina Micheli su lutero.
Qual è la posizione di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio? – questa scottante domanda di Lutero deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda, non accademica, ma concreta. Penso che questo sia il primo appello che dovremmo sentire nell’incontro con Martin Lutero.
No proprio no, prendere esempio da un assassino, eretico e suicida  per sapere come mi devo porre davanti a Dio proprio no!
O almeno se s’intende il contrario!
Ora forse si potrebbe dire: va bene, ma cosa ha a che fare tutto questo con la nostra situazione ecumenica? Tutto ciò è forse soltanto un tentativo di eludere con tante parole i problemi urgenti, nei quali aspettiamo progressi pratici, risultati concreti? A questo riguardo rispondo: la cosa più necessaria per l’ecumenismo è innanzitutto che, sotto la pressione della secolarizzazione, non perdiamo quasi inavvertitamente le grandi cose che abbiamo in comune, che di per sé ci rendono cristiani e che ci sono restate come dono e compito.
Il problema sarebbe la secolarizzazione?
L’eresia, lo scisma, l’idolatria non sarebbero un problema?
L’importante ancora una volta sono i punti in comune!
Ma non è l’annacquamento della fede che aiuta, bensì solo il viverla interamente nel nostro oggi. Questo è un compito ecumenico centrale nel quale dobbiamo aiutarci a vicenda: a credere in modo più profondo e più vivo. Non saranno le tattiche a salvarci, a salvare il cristianesimo, ma una fede ripensata e rivissuta in modo nuovo, mediante la quale Cristo, e con Lui il Dio vivente, entri in questo nostro mondo.
Cosa?
Ma credere a chi a che cosa?
Fuori della Chiesa non c’è salvezza, gli eretici e gli scismatici non si salveranno, tanto quanto gli atei o i secolarizzati, se questo è quello che intende il Santo Padre!
Questo ecumenismo porta dritti dritti all’indifferentismo e nello stesso luogo in cui si trova lutero: nel fuoco inestinguibile.
Come ho già spiegato, in alcuni post, con l’autorità di San Tommaso gli atei non sono differenti a tutti gli altri infedeli, cambia la specie ma fanno parte tutti dello stesso genere:increduli.
Quale inganno pensare che credere a qualsiasi cosa possa essere un punto di partenza migliore da quello degli atei.
“Non c’è morte peggiore per l’anima che la libertà d’errore” (Agostino epistola 166) e questa è una consacrazione alla libertà d’errore!
Questo fenomeno mondiale – che mi viene continuamente descritto dai vescovi di tutto il mondo – ci pone tutti davanti alla domanda: che cosa ha da dire a noi di positivo e di negativo questa nuova forma di cristianesimo? In ogni caso, ci mette nuovamente di fronte alla domanda su che cosa sia ciò che resta sempre valido e che cosa possa o debba essere cambiato, di fronte alla questione circa la nostra scelta fondamentale nella fede
Non sarà mica un’apertura a quelle nuove forme di predicazione che i suoi connazionali auspicano per supplire alla carenza di vocazione?
Oppure, comunque sempre legato a questo, un’apertura ai surrogati dell’ordine che si identificano in quegli eretici e protestanti movimenti così detti ecclesiali?
Come i martiri dell’epoca nazista ci hanno condotti gli uni verso gli altri e hanno suscitato la prima grande apertura ecumenica, così anche oggi la fede, vissuta a partire dell’intimo di se stessi, in un mondo secolarizzato, è la forza ecumenica più forte che ci ricongiunge, guidandoci verso l’unità nell’unico Signore. E per questo lo preghiamo di imparare di nuovo a vivere la fede per poter diventare così una cosa sola.
I martiri dell’epoca nazista?
Non mi dica più nulla Santo Padre, basta così, ho capito tutto.
Ah una cosa non ho capito: Egli sa, appunto, che tutti siamo soltanto carne.
Soltanto carne, ho capito bene?
Egli sa:Chi?
Dio?
Ma l’anima Santità?
Dev’esserci un errore di traduzione, no no in inglese la traduzione recita così: He knows that we are all mere flesh (sito vatican.va)
A meno che Egli si riferisca a lutero, omaggio si ma divinizzazione mi sembra un po’ troppo!

                                                                                              Stefano Gavazzi


Fonte:© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana
Ps:ho postato in fretta scusate eventuale errori.

mercoledì 21 settembre 2011

ESEMPIO DI ERMENEUTICA

Riporto un breve commento su alcune dichiarazioni del Santo Padre che rivelano chiaramente la sua ermeneutica e la sua formazione filosofica.

“Dobbiamo di nuovo sviluppare la capacità di percezione di Dio”

ROMA, domenica, 18 settembre 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito un intervento di Benedetto XVI per la trasmissione "Wort zum Sonntag" della televisione pubblica tedesca ARD, che è andato in onda sabato in tarda serata, alla vigilia del viaggio apostolico in Germania in programma dal 22 al 25 settembre.
* * *
Signore e Signori,
cari connazionali!
Tra pochi giorni partirò per il mio viaggio in Germania, e ne sono molto contento. Penso con gioia particolarmente a Berlino, dove ci saranno molti incontri, e, naturalmente, al discorso che terrò al Bundestag e alla grande Messa che potremo celebrare allo stadio olimpico.

Uno dei momenti importanti della visita sarà Erfurt (immagino): in quel monastero agostiniano, in quella chiesa agostiniana, dove Lutero ha iniziato il suo cammino (che lo ha portato all’inferno), potrò incontrare i rappresentanti della Chiesa Evangelica di Germania (che fortuna!). Lì pregheremo insieme (si può sapere quando avviene la comunicatio in sacris? La preghiera non è una cosa sacra? mah), ascolteremo la Parola di Dio, penseremo e parleremo insieme. Non attendiamo alcun evento sensazionale: infatti, la vera grandezza dell’evento consiste proprio in questo, che in questo luogo insieme possiamo pensare, ascoltare la Parola di Dio e pregare, e così saremo intimamente vicini e si manifesterà un vero ecumenismo.(ognuno rimarrà della sua parrocchia però, che bell’ecumenismo, che belle parole)
Qualcosa di particolare è per me l’incontro con l’Eichsfeld, questa piccola striscia di terra che, pur passando attraverso tutte le peripezie della storia, è rimasta cattolica (su questo ci sarebbe da vedere!); poi il Sudovest della Germania, con Friburgo, la grande città, con molti incontri che si svolgeranno lì, soprattutto la veglia con i giovani e la grande Messa che concluderà il viaggio.
Tutto ciò non è turismo religioso (ah nooo?), e meno ancora uno "show" (e all’olimpico di solito cosa si fa?). Di che cosa si tratta, lo dice il motto di questi giorni: "Dove c’è Dio, là c’è futuro". Dovrebbe trattarsi del fatto che Dio torni nel nostro orizzonte, questo Dio così spesso totalmente assente, del quale però abbiamo tanto bisogno. (si ma di quale Dio stiamo parlando, perché quello di Lutero non è il mio Dio! Per fortuna)
Forse mi chiederete: "Ma Dio, esiste? E se esiste, si occupa veramente di noi? Possiamo noi arrivare fino a Lui?". Certo, è vero: non possiamo mettere Dio sul tavolo, non possiamo toccarlo come un utensile o prenderlo in mano come un qualsiasi oggetto. Dobbiamo di nuovo sviluppare la capacità di percezione di Dio, capacità che esiste in noi. Possiamo intuire qualcosa della Qui però è necessario soffermarsi:
1)      A parte il fatto che purtroppo a Dio qualcuno gli ha messo anche le mani addosso, non l’hanno messo sul tavolo ma in Croce si!
2)      La percezione di Dio che esiste in noi è un concetto derivante dalla Fenomenologia di Husserl, Levinas ed altri come  Marleau Ponty autore del libro “fenomenologia della percezione”.  Questa “filosofia” è stata ripresa da Gadamer1 (discepolo di Husserl e molto gradito al Santo Padre; di qui l’ermeneutica) per la sua Fenomenologia dello spirito (detta in termini Hegeliani anche “scienza dell’esperienza della coscienza”)2, base essenziale della nuova ermeneutica filosofica, di cui Gadamer (Tubinga 1965, Verità e Metodo) è un’esponente di spicco. Ma un posto di eccellenza lo si deve, in questa nuova ermeneutica3, al suo mentore, il pastore protestante Schleiermacher. Per Husserl “la fenomenologia esige come passo iniziale l’epochè, ossia la sospensione di qualsiasi riferimento a ciò che si trova fuori dalla coscienza, per concentrare l’attenzione esclusivamente sulla coscienza e sui suoi contenuti e le sue operazioni” (B. Mondin,  Ermeneutica, metafisica cap.6).La nuova ermeneutica è rivolta verso il soggetto, l’interprete. (idem)
3)      Ma la cosa che più ci fornisce l’ermeneutica del Santo Padre e la sua filosofia di stampo idealista o quanto meno d’origine Kantiana è proprio la percezione attraverso l’intuizione. Dobbiamo osservare che: a) l’intuizione è una forma di apprendimento che esclude l’esperienza sensoriale e della ragione, generalmente concepita come capacità innata dell’intelletto, “capacità che esiste in noi” a noi immanente, evidentemente. b) La nostra conoscenza invece deve passare necessariamente attraverso i sensi per poi essere ultimata attraverso il ragionamento.
4)      In realtà noi possiamo, naturalmente, sapere con certezza che Dio esiste (An est) e altresì conoscere alcuni suoi attributi (analogia), per la conoscenza di Dio questo è l’insegnamento della Chiesa:” La nostra conoscenza naturale di Dio non è immediata e intuitiva, ma mediata e indiretta, perché ottenuta per il tramite della conoscenza delle creature” (Sent. Certa). Inoltre la nostra conoscenza naturale di Dio non è una conoscenza propria, ma analogica. (sent. Certa) San Tommaso nel commento al De Divinis Nominibus di Dionigi l’Aeropagita  spiega che noi possiamo conoscere gli attributi, alcune perfezioni di Dio e anche dei nomi per via: a) Affermativa o Causalità, b) Negativa c) Eminenza. La filosofia kantiana respinge il fondamento razionale della religione e con esso le prove dell’esistenza di Dio mediante l’intelletto,  sostenendo che la conoscenza avviene attraverso il sentimento col quale si raggiunge e sperimenta Dio. La fede quindi si fonda su questa esperienza religiosa soggettiva ed uno degli assertori di questa filosofia è Schleiermacher. E’ da notare, infine, il modo sempre equivoco, relativistico e generico di esprimersi finalizzato ad un’applicazione “universale” della percezione di Dio,  percepito allo stesso modo da tutti. Tale discorso, se non si conoscesse la fonte, potrebbe essere attribuito a chiunque e non solo
al Vicario di Cristo.
Possiamo utilizzare il mondo attraverso la tecnica, perché esso è costruito in maniera razionale. Nella grande razionalità del mondo possiamo intuire lo spirito creatore dal quale esso proviene, e nella bellezza della creazione possiamo intuire qualcosa della bellezza, della grandezza e anche della bontà di Dio. Nella Parola delle Sacre Scritture possiamo sentire parole di vita eterna che non vengono semplicemente da uomini, ma che vengono da Lui, e in esse sentiamo la sua voce. E infine, vediamo quasi Dio anche nell’incontro con le persone che sono state toccate da Lui. Non penso soltanto ai grandi: da Paolo a Francesco d’Assisi fino a Madre Teresa; ma penso alle tante persone semplici delle quali nessuno parla. Eppure, quando le incontriamo, da loro promana qualcosa di bontà, sincerità, gioia e noi sappiamo che lì c’è Dio e che Egli tocca anche noi. Perciò, in questi giorni vogliamo impegnarci per tornare a vedere Dio, per tornare noi stessi ad essere persone dalle quali entri nel mondo una luce della speranza, che è luce che viene da Dio e che ci aiuta a vivere.

                                                                                              Stefano Gavazzi

NOTE:
1 nel 1966 Ratzinger inizia l’insegnamento all’università di Tubinga
2 La coscienza non è infatti nient'altro che quello che in lei stessa appare. Nel mondo antico non era possibile un concetto di autocoscienza o un concetto di Io, di ciò che noi oggi chiamiamo "soggetto"; il pensiero greco era come un enorme occhio aperto che guarda l'ordine celeste, l'ordine umano - cioè quello cittadino -, e l'ordine della propria anima. Con la mediazione del Cristianesimo è iniziato il cammino della interiorizzazione e il "subiectum", che in senso stretto significava solo "sostrato", viene ora a significare la "soggettività", cioè l'autocoscienza che appartiene alla coscienza. Hegel si era posto il compito di mostrare che ogni coscienza è in fondo autocoscienza, di darne la consapevolezza a chi pensa, e si chiedeva come comprendere la totalità della nostra esperienza reale a partire dall'universo interiore dell'autocoscienza.
3 E’ incredibile come la gerarchia conciliare abbia stravolto i principi dell’interpretazione delle Scritture infatti in un documento della Pontificia Commissione Biblica leggiamo: Il cammino dell’esegesi è chiamato a essere ripensato tenendo conto dell’ermeneutica filosofica contemporanea, che ha messo in evidenza l’implicazione della soggettività nella conoscenza, specialmente nella conoscenza storica. La riflessione ermeneutica ha acquistato nuovo slancio con la pubblicazione dei lavori di Friedrich Schleiermacher, Wilhelm Dilthey e, soprattutto, Martin Heidegger. Sulla scia di queste filosofie, ma anche allontanandosi da esse, diversi autori hanno approfondito la teoria ermeneutica contemporanea e le sue applicazioni alla Scrittura. Tra essi menzioneremo in particolare Rudolf Bultmann, Hans Georg Gadamer e Paul Ricoeur. Non è possibile riassumere qui il loro pensiero; sarà sufficiente indicare alcune idee centrali della loro filosofia che hanno un’incidenza sull’interpretazione dei testi biblici.(15.4,1993)
Questa filosofia è inconciliabile con il cattolicesimo, l’interpretazione soggettivistica, che pur si vuol negare, è il fondamento non solo di idealisti ed esistenzialisti come Heidegger ma dei protestanti come SCHLEIERMACHER.INCREDIBILE!
Il Santo Concilio di Trento dichiara invece: Inoltre, per reprimere gli ingegni troppo saccenti, dichiara che nessuno, basandosi sulla propria saggezza, negli argomenti di fede e di costumi, che riguardano la dottrina cristiana, piegando la sacra Scrittura secondo i propri modi di vedere, osi interpretarla contro il senso che ha (sempre) ritenuto e ritiene la santa madre chiesa, alla quale spetta di giudicare del vero senso e dell’interpretazione delle sacre scritture o anche contro l’unanime consenso dei padri, anche se queste interpretazioni non dovessero esser mai pubblicate. Chi contravvenisse sia denunciato dagli ordinari e punito secondo il diritto.
La nuova ermeneutica è contraria a quanto specificato da Leone XIII e Pio XII: Questo ritennero e confermarono con l'esempio gli altri padri i quali "ricercavano l'intelligenza delle sacre Scritture non basandosi sulla propria presunzione, ma sugli scritti e sull'autorità di quei grandi, dei quali constasse che avevano ricevuto e accettato le norme di interpretazione indicate dalla successione apostolica".(Providentissimus Deus)
Anche “Lamentabile Sane” condanna il nuovo modo di interpretare la Bibbia.
Un fatto sintomatico: due Gesuiti che tentarono di far passare per modernista la “Divino Afflante Spiritu” furono cacciati dal Cardinal Ottaviani dalla Pontificia Commissione Biblica dopo la confutazione di Mons Romeo e Mons. Spadafora, in seguito furono reintegrati, indovinate da chi? Paolo VI!
La stessa enciclica del grande PIO XII conferma la dottrina della Chiesa sull’ermeneutica delle Sacre Scritture.

giovedì 15 settembre 2011

PREAMBOLO DOTTRINALE….A PROPOSITO DEI COLLOQUI

Si sottopone un “preambolo alla FSSPX” come condicio sine qua non per la comunione con Roma si leggono queste cose.
Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? Matteo 7:3

Il vescovo Dante Lafranconi: «Sei sposato e hai dei figli?
Puoi diventare prete» «Nessun ostacolo dogmatico»

15 settembre, 2011   // 0 Commenti

“Non c’è nessun ostacolo dogmatico all’ordinazione di un uomo di provata fede che abbia una moglie e dei figli. E’ un’ipotesi che si può discutere come una delle soluzioni possibili per arginare la crisi delle vocazioni in Europa”. Questa la parte centrale di una intervista rilasciata ieri all’inviato de “il Giorno”-”Resto del Carlino”-”Nazione”, Giovanni Panettiere, rilasciata da monsignor Dante Lafranconi, vescovo di Cremona e rilanciata oggi dalle tre testate  e dalle agenzie di stampa nella matvescovo evidenzatinata. Una intervista che susciterà molte discussioni.
Nell’articolo si ricorda come monsignor Dante Lafranconi, già presidente della commissione episcopale per la famiglia e la vita della Cei, sia uno dei vescovi più ascoltati. Monsignor Lafranconi esprime la sua preoccupazione per la mancanza di “nuovi operai nella vigna del Signore” e il giornalista arriva alla domanda spinosa alla quale monsignor Lafranconi non si sottrae com’è sua abitudine. Monsignor Lafranconi – chiede l’intervistatore – calano i preti e si torna a parlare dell’ordinazione di uomini sposati…
“La Chiesa latina, in passato, ha già conosciuto l’esperienza di un clero con famiglia, contemplato tutt’oggi dai cattolici di rito orientale. – dice il vescovo - Penso si possa valutare la possibilità di ordinare uomini sposati di provata fede che godano di buona reputazione nel popolo di Dio”.
Non sarebbe meglio dare ai seminaristi la possibilità di scegliere se restare celibi o sposarsi?, chiede ancora Panettiere.
“Il problema non va posto nel senso nel senso di lasciare libera scelta ai candidati al sacerdozio. – dice monsignor Lafranconi - La questione semmai è quella di valutare se eventualmente sia opportuno ammettere al ministero sacerdotale anche uomini sposati”.
Sacerdozio, nozze, sessualità. Che pensa dell’educazione sessuale a scuola? L’arcivescovo di New York non ne vuole sapere…
“E’ problematica, perchè  rischia di essere solo informazione. Ciò non significa che non si possa fare di meglio. Conosco scuole, a Cremona, che si avvalgono di un’équipe di psicologi, medici ed educatori per spiegare anche il significato profondo della sessualità. Questa è sicuramente una strada utile e percorribile”.
Sempre più giovani conoscono il sesso prima del matrimonio…
“Di fronte a fenomeni di larga diffusione, bisogna evitare di fare di tutta l’erba un fascio. Diversa valutazione merita il comportamento di chi considera la sessualità in chiave di divertimento o di sport di chi cambia partner ogni settimana e di chi è fidanzato con l’intenzione seria di sposarsi. In ogni caso l’esercizio pieno della sessualità fuori del matrimonio è un disordine grave”
Perchè?
“Il rapporto sessuale esprime, col linguaggio del corpo, il donarsi reciprocamente degli sposi in un patto di totale affidabilità per tutta la vita e l’apertura alla possibile generazione”
Cosa consiglierebbe a una coppia di coniugi con un partner affetto da Hiv?
“Suggerirei di non scartare a priori la strada dell’astensione dal rapporto sessuale come segno che si ha a cuore il bene del coniuge sano. Tuttavia non mi sentirei di condannare gli sposi che, per soddisfare il legittimo desiderio dell’unione intima, decidessero di utilizzare il preservativo”.

VAI COSI’, MA IL CONCILIO NON SI TOCCA!
LA NUOVA PRIMAVERA!

Intervista con Mons. Bernard Fellay dopo l’incontro col Card. William Levada

15-09-2011  
A conclusione dell’incontro che Mons. Bernard Fellay e i suoi due Assistenti hanno avuto in Vaticano con il Card. Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 14 settembre 2011, alle 10,00, il Superiore Generale della Fraternità San Pio X ha risposto alle nostre domande.
Come si è svolto quest’incontro?
Il colloquio è stato di una grande cortesia e di un’altrettanto grande franchezza, poiché per lealtà la Fraternità San Pio X si rifiuta di eludere i problemi che rimangono. D’altronde, è in questo spirito che si sono svolti i colloqui teologici tenutisi in questi ultimi due anni.
Quando, il 15 agosto scorso, ho detto che noi siamo d’accordo sul fatto che non siamo d’accordo sul Concilio Vaticano II, ho anche tenuto a precisare che quando si tratta di dogmi, come quello della SS. Trinità, siamo evidentemente d’accordo allorché lo troviamo richiamato nel Vaticano II. Una frase non dev’essere mai isolata dal suo contesto. I nostri colloqui teologici hanno avuto il gran merito di approfondire seriamente e di chiarire tutti questi problemi dottrinali.
Il comunicato ufficiale comune del Vaticano e della Fraternità annuncia che Le è stato consegnato un documento dottrinale e che Le è stata proposta una soluzione canonica. Può darci qualche precisazione?mgrfellay_1
Questo documento si intitola Preambolo Dottrinale è ci è stato consegnato per uno studio approfondito. Per questo è confidenziale e Lei comprende che non posso dire di più. Tuttavia il termine “preambolo” indica bene che la sua accettazione costituisce una condizione previa rispetto a qualunque riconoscimento canonico della Fraternità San Pio X da parte della Santa Sede.
A proposito di questo Preambolo Dottrinale, senza toccare ciò che ha carattere confidenziale, può confermarci se, come annunciato dalla stampa, in esso è presente una distinzione tra ciò che è la Fede – alla quale la Fraternità aderisce pienamente -  e ciò che, derivando da un Concilio pastorale, come ha voluto essere lo stesso Vaticano II, potrà essere sottoposto ad una critica, senza rimettere in questione la Fede?
Questa nuova distinzione non è stata annunciata solo dalla stampa, io l’ho personalmente ascoltata da fonti diverse. Già nel 2005, il Card. Castrillon Hoyos, dopo che gli avevo esposto per cinque ore tutte le obiezioni che la Fraternità formulava contro il Vaticano II, mi diceva: «Non posso dire che sono d’accordo con tutto ciò che Lei ha detto, ma ciò che ha detto fa sì che voi non siete fuori dalla Chiesa. Scriva dunque al Papa perché vi tolga la scomunica».
Oggi, per dovere di obiettività, devo riconoscere che nel Preambolo Dottrinale non si trova una distinzione netta fra il dominio dogmatico intangibile e il dominio pastorale soggetto a discussione. La sola cosa che posso dichiarare, perché figura nel comunicato stampa, è che questo Preambolo contiene «alcuni principi dottrinali e criteri di interpretazione della dottrina cattolica, necessari per garantire la fedeltà al Magistero della Chiesa e il “sentire cum Ecclesia”, lasciando nel medesimo tempo alla legittima discussione lo studio e la spiegazione teologica di singole espressioni o formulazioni presenti nei documenti del Concilio Vaticano II e del Magistero successivo». Niente di più, niente di meno.
Circa lo statuto canonico che sarebbe stato proposto alla Fraternità San Pio X, a condizione che aderisca al Preambolo Dottrinale, è esatto che si è parlato di prelatura invece che di ordinariato?
Come Lei giustamente ricorda, questo statuto è condizionato, la sua modalità esatta può essere considerata solo in seguito e rimane ancora oggetto di discussione.
Quando pensa di poter dare la vostra risposta alla proposta del Preambolo Dottrinale?
Il tempo necessario per studiare questo documento e consultare i principali responsabili della Fraternità San Pio X, perché su questa materia così importante mi sono impegnato con i miei confratelli di non prendere alcuna decisione senza prima averli consultati.
Ma posso assicurare che la nostra decisione sarà presa per il bene della Chiesa e delle anime. La nostra crociata del Rosario, che proseguirà ancora per diversi mesi, deve intensificarsi, per permetterci di ottenere, per intercessione di Maria, Madre della Chiesa, le grazie di luce e di forza di cui abbiamo bisogna più che mai.

Fonte: http://www.sanpiox.it/

lunedì 12 settembre 2011

DALLA REGALITA’ SOCIALE DI GESU’ CRISTO AL DOMINIO DI SATANA

Mi sono sempre chiesto perché ancora oggi si dice che il Medio Evo fosse ritenuto un periodo buio, sovente si sente dire: “non siamo più nel Medio Evo”.
Oggi, all’età di 42 anni, con gli occhi puliti dalla caligine per la Grazia ricevuta, mi rendo conto che la “civiltà” in cui viviamo è nettamente peggiore di quella di allora.
Il giudizio delle epoche storiche viene visto secondo il proprio punto di vista, chi pensa ad un mondo tecnologico, può ben esserne fiero, chi vede ai nostri tempi come l’epoca della longevità ne rimane impressionato favorevolmente, ma se guardiamo con gli occhi di Dio, giudice dell’uomo e della storia, l’umanità sta nuovamente sprofondando nelle tenebre, quelle tenebre in cui furono gettati i nostri progenitori comuni dopo il peccato originale e di cui noi stiamo pagando le conseguenze.
Nella tabella viene brevemente riportata la parabola discendente dell’uomo dopo il Medio Evo, epoca in cui l’uomo era servitore di Dio, la civiltà era piena di santi nell’accezione più semplice del termine, può essere utile, come esempio, l’incredibile storia di San Bernardo di Chiaravalle, in cui  vediamo convertirsi tutti i suoi fratelli e per ultima anche la restia sorella.
Famosa è la frase di Nivardo, l’ultimo dei fratelli di Bernardo, che alle parole di Guido che lo rassicurava dicendogli che sarebbe stato ricco non avendo, evidentemente, altri eredi, rispose:”Come? Voi vi prendete il cielo e lasciate a me la terra? Non è giusto, anch’io voglio essere cistercense!”1
Ogni uomo ordinava la sua vita alla gloria di Dio, non mancavano di certo i peccatori ma la maggior parte viveva la propria vita pienamente in Cristo e le nazioni erano naturalmente sottomesse al potere spirituale della Chiesa.
Per giungere a questo stato satana ha dovuto incrinare il dominio di Dio sulla terra servendosi di uomini malvagi, suoi seguaci, attraverso alcuni importanti eventi che hanno colpito al cuore la nostra Chiesa e conseguentemente la nostra vita sociale.
Le prime avvisaglie si ebbero con l’umanesimo ed il rinascimento.

Ecco lo schema fornitomi durante alcune lezioni agli esercizi spirituali di Sant’Ignazio.




Queste tappe rivoluzionarie hanno come base il sovvertimento della naturale predisposizione dell’anima umana verso il Vero ed il Bene e cioè la conoscenza oggettiva delle cose rispetto a quella soggettiva. (realismo tomista)
Il soggettivismo ed il relativismo sono la base filosofica di Cartesio, nell’ambito stesso della filosofia, di lutero, nell’ambito religioso e di Russeau, nell’ambito socio-politico.
L’elemento comune è il rifiuto della retta ragione illuminata e mossa da un Dio che Trascende l’uomo.
Questi concetti, fatti propri dalla massoneria, sono penetrati, nonostante i grandi Papi precedenti Giovanni XXIII, all’interno della Chiesa nel tentativo di distruggerla.
Siamo nell’epoca del dominio del demonio sulla terra.
In realtà satana ha sfruttato ancora una volta la superbia umana riproponendo, alla luce delle scoperte umane, vecchi errori filosofici provenienti dall’antichità.
In forme più sofisticate sono riprodotti l’ errore di  Parmenide che porta allo gnosticismo e quello di  Eraclito che porta all’agnosticismo che giunge all’apofatismo teologico e all’ateismo.
Entrambe le filosofie conducono al panteismo immanentistico e confluiscono, in particolar modo l’agnosticismo, in quel “collettore di tutte le eresie” (Pascendi – S. Pio X) che è il modernismo.

                                                                                                          Stefano Gavazzi
NOTE:
1 Per la drammatica situazione dei cistercensi dopo il concilio potete leggere (Qui)

martedì 6 settembre 2011

CONCILIARI CON TUTTI MA NON CON I CATTOLICI…VERI!

Torno sabato scorso da una breve vacanza in montagna ed in questo mio girovagare estivo, il faro, il porto sicuro rimane la Santa Messa Tridentina.
Prima di partire, infatti per la meta montana, ho cercato la messa tridentina più vicina al luogo del mio soggiorno della mia famiglia.
Ho visto che a Bressanone (Brixen) viene celebrata la Messa di San Pio V dalla FSSPX.
Siccome è mio solito andare alla celebrazione con un  buon anticipo, il giorno prima mi reco da Braies, paesino dove pernottavo, a Bressanone per trovare il luogo ove si sarebbe dovuta svolgere la Messa onde evitare ritardi imprevisti (via del laghetto 12/a).

La Cappella della FSSPX

Con non poche difficoltà, infatti, raggiungiamo il posto, con la mia famiglia, e scopro che in una viuzza secondaria, a piano terra di un recidence, la Cappella “Sacra Famiglia” era una serie di garages.
Fin qui nulla di cui stupirsi, a Vigne di Narni la Messa si svolge in una piccolissima cappella di pochi metri quadri, il priorato di Rimini ha ricavato una cappella (davvero notevole) da un capannone industriale, quindi non mi sono molto meravigliato di questa “location”.
Il fatto è che, dopo la Santa Messa, mi reco, come turista, dentro le mura della città vecchia e, all’entrata di una delle porte, in mezzo ad una piazzetta, si erge una bella Chiesa (XIII SEc.) con tanto di campanile, mi avvicino per visitarla e con mio stupore leggo “chiesa evangelica”.
Ho pensato:”Questa Chiesa è antica di sicuro era Cattolica”.
Faccio un giro intorno alla stessa e il mio sospetto diviene certezza: adibita al culto evangelico nel 1971.
Proprio una rigida e celere applicazione del Concilio Vaticano II, probabilmente un record di ecumenismo!

La Targa di spiegazione

Io capisco che molti diranno:”La FSSPX non ha un inquadramento canonico nella Chiesa Cattolica”, però vorrei sapere qual è l’inquadramento canonico degli eretici evangelici.
La cosa buffa è che, come si vede nella foto, l’altare, che a loro non serve, è rimasto in fondo alla chiesa, noi li spostiamo per loro, loro li lasciano al loro posto:incredibile!!!
FSSPX:Garages
Eretici: Chiese
Dalle Catacombe siamo venuti ed alle Catacombe torneremo, noi Cattolici!

L'altare in fondo

Entrata della Chiesa di San Gottardo


                                                                                                            



                                                                                                         Stefano Gavazzi