lunedì 30 gennaio 2012

IL TUO VOLTO, SIGNORE, IO CERCO: BREVE CRONACA DI UNA RIPARAZIONE

Ad una pubblica bestemmia deve seguire una pubblica riparazione, per questo motivo mi sono recato a Milano, insieme ad alcuni fratelli per riparare l’offesa fatta a Nostro Signore Gesù.
Con Stefano, Mauro e Iacopo, che ringrazio, si parte il Venerdì alle 13:00 per raggiungere il Priorato di Rimini prima dell’imbrunire, iniziando subito con il Rosario.

Volantino della manifestazione

All’arrivo Rosario e Santa Messa celebrata dal grande Don Giorgio, sacerdote novantenne della Fraternità, cena frugale ed a letto per essere pronti l’indomani alla volta di Milano con partenza alle 07:00 con il pulmann organizzato dalla fraternità, non senza aver partecipato prima al Santo Sacrificio alle ore 06:15.
Viaggio lungo, preghiere del mattino, brevi cenni stoico religiosi di Milano, si arriva alle 12:30.
Ci attendono quattro ore prima della preghiera, cerchiamo un riparo dalla pioggia e dal freddo, prima in una pizzeria poi nel duomo di Milano.
Cacciati dai guardiani e disgustati dai turisti che si mettono in posa per farsi fotografare con bellezze del duomo come fossero monumenti e da una coppia che tubava di fronte  all’altare, decidiamo di recarci sul posto con laaargo anticipo.
Troviamo rifugio in un bar ed incontriamo alcuni fedeli anch’essi al riparo dal freddo e dalla pioggia.
Ricordo della serata
di preghiera delle
suore consolatrici di Vigne
In realtà si trattava di don Elias e di una folta rappresentanza della sua famiglia, poco dopo si presenta don Aldo con altri fedeli, in poco tempo credo che quel bar abbia visto più cattolici quel giorno che in tutto il tempo dalla sua apertura.
Arrivano finalmente le 19:00, pochi passi e siamo a Piazza Libia, i fratelli iniziano a convergere sulla piazza ci accoglie un rappresentante del comitato San Carlo Borromeo che riassume i punti focali dello scopo della manifestazione, quindi inizia il Rosario.
Il primo mistero è contemplato da don Pierpaolo e dedicato alla conversione del regista e di tutti quelli che hanno partecipato alla blasfema “opera d’arte”.
La recita e la meditazione dei Santi Misteri si alterna tra canti tradizionali, come Christus Vincit e noi vogliam Dio ad intensi insegnamenti sul Volto di Cristo e sui misteri da parte di tutti i sacerdoti presenti, sempre sotto un’acqua battente che solo per pochi minuti ci rende tregua.
Forse trecento persone erano lì presenti, le ricorderò sempre nelle mie preghiere, ringrazio anche quanti non erano presenti fisicamente ma che ci hanno accompagnato con la loro preghiera ad iniziare da mia moglie e mio figlio.
Ringrazio, però, sopra ogni cosa Dio, gli rendo Onore e Gloria per Suo Figlio Gesù Cristo per avermi dato la straordinaria grazia, me misero, di testimoniare la Sua Infinita Grandezza e Bontà.
Christus Vincit, Christus Regnat, Christus Imperat!


                                                                                                              Stefano Gavazzi

mercoledì 25 gennaio 2012

ANCHE QUESTO E' FRUTTO DEL CASO!

Inizia lo spettacolo blasfemo a Milano e guarada caso.....

Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire...

Terremoto nel Nord Italia. Paura da Milano al Veneto

Mercoledì, 25 gennaio 2012 - 09:16:00
sismografo nuova
Una scossa di terremoto ha appena fatto 'tremare' Milano. Non si conosce ancora l'entita', ma e' stata sentita chiaramente in centro citta'. Molte persone si sono radunate fuori dai palazzi. La forte scossa è stata avvertita poco dopo le 9 del mattino. 
Alcuni edifici sono stati fatti evacuare e molte persone si sono riversate per le strade. In molti casi è stato infatti attivato il sistema di allarme che ha lanciato l'ordine di evacuazione.
OTTO SCOSSE IN POCHE ORE -  Secondo i dati sugli ultimi terremoti registrati dall'Istituto di geofisica e vulcanologica, da ieri sera tra le Prealpi venete e la Pianura Padana, lombarda ed emiliana si sono verificate 8 scosse sismiche: la prima scossa alle 20.41 di ieri sera di magnitudo 2.7 nel distretto sismico delle Prealpi venete, alle 20.49, di magnitudo 2.1 sempre nel distretto delle Prealpi venete, nello stesso distretto alle 24.54 un'altra scossa di magnitudo 4.2, una di magnitudo 2.1 alle 6.15, un'altra alle 7.15 di magnitudo 2.5, alle 8.26 di magnitudo 2.9, mentre alle 9.06 una scossa di magnitudo 4.9, la più forte, è stata registrata nel distretto sismico della Pianura padana emiliana, seguita da un'altra scossa, alle 9.24 di magnitudo 2.3 nella Pianura padana lombarda.
NUOVA SCOSSA DI MAGNITUDO 2.3 IN PIANURA PADANA - Una nuova scossa di terremoto, questa volta di magnitudo 2.3, e' stata registrata, alle 9.24, dalla Rete Sismica Nazionale dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, nella pianura Padana, sul versante Lombardo. L'evento e' stato localizzato ad una profondita' di 25.7 chilometri. Le localita' piu' prossime all'epicentro sono Pomponesco e Viadana, in provincia di Mantova; Boretto, Brescello, Castelnovo di Sotto, Gualtieri, Poviglio, in provincia di Reggio Emilia. Poco prima, alle 9.06, era stata registrata una scossa sismica di magnitudo 4.9 nella pianura Padana emiliana.
SCOSSA MAGNITUDO 4.9 EPICENTRO NEL REGGIANO - La scossa di terremoto registrata questa mattina alcuni minuti dopo le 9 è stata di magnitudo 4.9 ed ha avuto l'epicentro nella pianura padana emiliana, in provincia di Reggio Emilia. Secondo quanto accertato dall'Istituto di geofisica, i comuni più vicini all'epicentro sono Poviglio, Bresciello e Castel di Sotto. La Prefettura di Reggio Emilia non ha ricevuto al momento segnalazioni di danni a persone o cose, dopo la scossa di terremoto di magnitudo 4.9 registrata poco dopo le 9. Sono attualmente in corso ricognizioni nelle aree dove il sisma e' stato avvertito - in particolare Poviglio, Brescello e Castelnovo Sotto - in coordinamento con l'Amministrazione provinciale, Comuni, vigili del fuoco, forze dell'ordine e protezione civile.
TORINO - Una scossa di terremoto è stata avvertita poco dopo le 9 a Torino. L'Istituto di Geofisica l'ha registrata alle 9:06 e l'ha definitiva significativa. Sono in corso le procedure per la localizzazione dell'epicentro, hanno riferito dalla Sala Operativa dello stesso Istituto. La scossa è durata alcuni secondi ed è stata avvertita in maniera nitida ai piani alti degli edifici. Alcune persone sono scese per strada e molte sono state le telefonate con richieste di informazioni ai centralini dei Vigili del fuoco. Dalla centrale operativa degli stessi Vigili del fuoco al momento non vengono segnalati danni a persone e cose.
EMILIA - Anche in Emilia una scossa di terremoto è stata avvertita attorno alle 9.10. La scossa, secondo le prime informazioni, è stata sentita distintamente dalla popolazione almeno nelle province di Parma e Reggio Emilia, dove in abitazioni sono cadute suppellettili.
LIGURIA - Una scossa di terremoto è stata avvertita, poco dopo le 9 anche in Liguria. Decine le telefonate degli abitanti alle centrali operative dei vigili del fuoco. Non si registrano, al momento, danni a cose o persone. Alcune scuole e uffici sono stati fatti evacuare a scopo precauzionale, in Liguria, in seguito alla scossa di terremoto avvertita in tutto il Nord Italia. La scossa, della durata di pochi secondi, e' stata avvertita in tutte le province liguri. Tra le strutture evacuate, anche gli uffici genovesi della Regione Liguria, al nono e all'undicesimo piano di via Fieschi.
GENOVA,CENTRALINO POMPIERI INTASATO - E' stata avvertita anche a Genova la scossa di terremoto che ha fatto tremare numerose citta' del Nord Italia. Migliaia le telefonate al centralino dei vigili del fuoco del capoluogo ligure. Linee intasate, ma, secondo quanto riferiscono i vigili del fuoco, non si registrano segnalazioni di danni o feriti.
TOSCANA - È stata avvertita ai piani alti delle case anche in Toscana la scossa di terremoto di questa mattina. In particolare la scossa è stata avvertita a Firenze e nella Toscana nord-occidentale, nelle province di Lucca e Massa Carrara.
TRENTINO ALTO ADIGE - Una scossa di terremoto è stata avvertita alle ore 9.08 in Trentino Alto Adige. I vigili del fuoco di Bolzano hanno ricevuto una serie di chiamate di cittadini preoccupati. Per il momento non si segnalano danni.
VALLE D'AOSTA - Una scossa di terremoto è stata avvertita in Valle d'Aosta questa mattina dopo le 9. Sono numerose le segnalazioni che giungono alla centrale unica di soccorso regionale. Al momento non sono segnalati danni.
SCOSSA SISMICA NELLA NOTTE IN PROVINCIA DI VERONA - Una scossa sismica di magnitudo 4.2 e' stata avvertita questa notte dalle popolazioni tra i comuni di Negrar, Marano di Valpolicella, Grezzano e San Pietro in Cariano, in provincia di Verona. Lo comunica il Dipartimento della Protezione Civile specificando che non risultano danni a persone e cose. Secondo i rilievi registrati dall'Istituto Nazionale di Goefisica e Vulcanologia, l'evento sismico si e' verificato alle 00,54.
VERONA, ALTRA SCOSSA STAMATTINA, MAGNITUDO 2.9 - Un altro evento sismico Š stato avvertito stamattina, dopo quello di questa notte, dalla popolazione in provincia di Verona. Le località più prossime all'epicentro sono Marano di Valpolicella, Fumane e Negrar. Lo rende noto la Protezione civile. Dalle verifiche effettuate dalla Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile non risultano al momento danni a persone e/o cose. Secondo i rilievi registrati dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia l'evento sismico Š stato registrato alle ore 08.26 con magnitudo di 2.9.

venerdì 20 gennaio 2012

LA chiesa di ARGUELLO: VENERDI’ 20 GENNAIO 2012 UCCISO NUOVAMENTE CRISTO

 

Città del Vaticano, 20 gen. (TMNews)
Il Vaticano dà via libera alle celebrazioni contenute nel direttorio catechetico del Cammino neocatecumenale che non risultano per loro natura già normate dai libri liturgici della Chiesa con un decreto firmato lo scorso otto gennaio dal presidente e dal segretario del Pontificio consiglio per i Laici, cardinale Stanislaw Rylko e monsignor Josef Clemens. "Con decreto dell'11 maggio 2008, il pontificio consiglio per i Laici ebbe ad approvare in modo definitivo lo statuto del Cammino neocatecumenale e, successivamente, dopo aver debitamente consultato la congregazione per la Dottrina della fede, con decreto del 26 dicembre 2010, diede la sua approvazione alla pubblicazione del Direttorio catechetico come sussidio valido e vincolante per le catechesi del Cammino neocatecumenale. Ora, visti gli articoli 131 e 133 comma 1 e 2 della costituzione apostolica Paster bonus sulla curia romana, il pontificio consiglio per i Laici, avuto il parere favorevole della congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, concede l'approvazione a quelle celebrazioni contenute nel direttorio catechetico del Cammino neocatecumenale che non risultano per loro natura già normate dai libri liturgici della Chiesa".  


Non più la Chiesa, voce di Cristo, Corpo Mistico di Cristo, non più la Volontà di Dio che per mezzo di essa ci insegna il culto dovuto al Padre, bensì un semplice uomo, un falso profeta che in nome di una delle tante chiese conciliari , oggi, decide, al di sopra di Dio, come rendergli culto.Non più un culto grato e legittimo (Mediator Dei 2), non più il culto che il nostro Redentore  pubblicamente rese al Padre, come Capo della Chiesa, il culto che la società dei fedeli rende al suo Capo e, per mezzo di Lui, all'Eterno Padre, cioè il culto integrale del Corpo mistico di Gesù Cristo, del Capo e delle sue membra (MD 3).Il Concilio di Trento cancellato, millenni di storia della Chiesa distrutta e soppiantata da eretici, veri e propri lupi travestiti da agnelli, si aspetta il Venerdì, ricordo del giorno in cui Nostro Signore Gesù Cristo fu ucciso dagli increduli infedeli, per ucciderlo nuovamente con l’approvazione di un rituale di natura satanica.Ucciso nuovamente Cristo, sovvertita la Volontà del Padre, uccisa la Liturgia con cui il Figlio rese culto al Padre Onnipotente, attendiamo fiduciosi il momento in cui ritornerà e nel quale finalmente, con la sua potenza, annienterà tutti i suoi nemici.In questa ora ed in questa valle di lacrime, con il Santo patrocinio della Vergine Maria, debellatrice di tutte le eresie, con grande gioia e forza eleviamo a Cristo, perfezionatore della Nostra Fede (Eb 12,2),  il grido VIENI PRESTO SIGNORE!
Stefano Gavazzi

domenica 15 gennaio 2012

Richiesta di preghiera...

Un nostro carissimo fratello ci chiede di pregare per una situazione gravosa...

 
 A tutti coloro che credono ancora nella giustizia e nella dignità dell'uomo. 

Amici cattolici, è un’ora grave e difficilissima per decine di migliaia di taxisti e per le loro famiglie che domani non avranno più un futuro, non più un lavoro, non più un sostentamento economico e saranno ridotte sul lastrico,  se sarà data via libera alla cosi detta liberalizzazione del settore.
Dovete sapere che la maggior parte di noi, per ottenere una licenza taxi che costa dai 100 mila ai 200 mila euro, si è indebitata con le banche in mutui ventennali ed impegnata in una vita di duri sacrifici confidando nella sola prospettiva di poterla un giorno rivendere per garantirsi una piccola pensione da affiancare a quella minima dell’Inps; lavoriamo dieci ore al giorno, 70 ore la settimana, 365 giorni l'anno, in mezzo alla strada, al traffico, allo smog, al pericolo. E’ un lavoro duro e usurante, sì, ma onesto e adesso ce lo vogliono togliere, annullando il valore delle licenze, rendendo vani i nostri sacrifici, condannando le nostre famiglie, i nostri figli, i nostri cari ad una vita miserabile piena di debiti e di angoscia.


La stampa ci infama, la televisione ci accusa, l’opinione pubblica sembra godere nel vederci alla gogna, ma quasi nessuno ha capito che questa non è una battaglia sociale di un piccolo gruppo contro un sistema empio ed immorale, ma una vera e propria guerra contro un nemico ancora più subdolo, un nemico vile e spietato che oggi tenta di annientare migliaia di coraggiosi lavoratori insieme alle loro famiglie e che domani si avventerà contro altre categorie, altri lavoratori, altre famiglie, cercando di ucciderne la dignità e il rispetto.

Soffiano venti infernali in questo mondo dimentico di Dio, ma noi cattolici abbiamo delle armi invincibili per vincere il maligno ed è a queste che io vi incito a  ricorrere, per il bene comune di tutti e non di una sola parte: uniamoci nella preghiera, uniamoci nella recita devota del Santo Rosario, uniamoci in suppliche e pie devozioni.

Amici, combattete al fianco di noi taxisti cattolici con  le armi che il Cielo mette a nostra disposizione, sosteneteci nella lotta contro l’ingiustizia e la prevaricazione, che non appartiene solo a noi, ma a tutti  quanti e unitevi alla Crociata del Santo Rosario che indiciamo fin da questo momento, affinchè la  Beata Vergine Maria possa intercedere presso  Nostro Signore Gesù Cristo e le nostre preghiere siano esaudite.

Pregate per noi e con noi e che il Signore ve ne renda merito al centuplo.
 

Ghergon Locatelli

lunedì 9 gennaio 2012

UN EFFETTO SENZA CAUSA E IL DOGMA DELLA CONTINUITA’


E’ risaputo che il 29 giugno 1972 Paolo VI disse: “si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa, è venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio”. Successivamente Giovanni Paolo II il 6 febbraio 1981 parlò di “stato di apostasia silenziosa” del cattolicesimo contemporaneo e l’allora card. Ratzinger il 9 novembre del 1984 all’O.R. disse:”I risultati del Concilio sembrano (?) crudelmente opporsi alle attese di tutti…..Ci si aspettava una nuova unità cattolica e si è andati incontro ad un dissenso che è apparso passare dall’auto-critica all’auto-distruzione..ecc1”.
Poi nel 2005 (Via Crucis), poco prima di essere eletto, denunciò la “sporcizia nella Chiesa, la quale sembra una barca che sta per affondare e che fa acqua da tutte le parti”.
Tutti questi pontefici constatarono il risultato negativo del Concilio, ma solo il papa felicemente regnante, nell’altrettanto ormai famoso discorso alla Curia del 22/12/2005, indicò nell’”errata ermeneutica” la causa del risultato post conciliare.
A quanto mi risulta fu l’unico ad indicarne una.
Questa tesi dell’ermeneutica, come è d’uso nei modernisti, è divenuto un dogma ex sese.
Vediamo se questa ipotesi può essere veramente accettata oppure è passibile di errore.
Ciò che propongo non ha valore risolutivo però, usando le parole di Aristotele, scrivo che “è giusto essere grati non solo a coloro dei quali condividiamo le opinioni, ma anche a coloro che hanno espresso opinioni superficiali”, come nel mio caso, infatti “anche costoro hanno dato un certo contributo alla verità”.(Libro α ελαττου 1)
Nel primo Libro della metafisica, lo stesso Filosofo, dice che la sapienza è conoscenza di cause e che tutti gli uomini amano il sapere.
Se quindi vogliamo sapere se effettivamente l’ermeneutica sia la causa del disastro post conciliare dobbiamo indagare e dare una risposta alla questione.
Semplicemente la sapienza è ricerca delle cause e dei principi.
Ogni cosa che noi notiamo è il prodotto di una causa che si manifesta nel suo effetto, una medesima causa può avere più di un effetto che a sua volta può essere causa di un ulteriore effetto.
Tutte le cose, quindi, sono in rapporto di causa ed effetto.
La sapienza consiste in questo: saper risalire dall’effetto alla sua causa più prossima fino ad arrivare alla causa prima, la quale esiste ed è unica: ad esempio l’incendio di un bosco; so che la causa è il fuoco ma esso può dipendere da un fulmine o da un uomo, i quali possono essere la causa prima secondo una delle 4 individuate dal Filosofo.
La crisi della Chiesa che oggi noi viviamo, proprio per la legge della causa e del suo effetto, deve necessariamente essere ricondotta ad una causa, almeno prossima, tra quelle, appunto, enumerate ed enunciate dal Filosofo: Causa efficiente, materiale, formale e finale.
Ma nel nostro caso però, come vedremo, in nessun modo l’ermeneutica può essere la causa prima del disastro.
Infatti, in una serie di tre termini, il termine intermedio non può essere causa prima dell’ultimo.
 “Si oporteat nos dicere quid sit causa inter aliqua tria, quae sunt primum, medium et ultimum, ex necessitate dicemus causam esse id quod est primum. Non enim possumus dicere id quod est ultimum, esse causam omnium, quia nullius est causa; alioquin non est ultimum, cum effectus sit posterior causa. Sed nec possumus dicere quod medium sit causa omnium; quia nec est causa nisi unius tantum, scilicet ultimi.”(San Tommaso Sententia Metaphysicae, lib. 2 l. 3 n. 2 )
“Se dobbiamo dire qual è la causa tra tre cose che sono primo, medio e l'ultimo, diciamo , di necessità, essere la causa ciò che è  primo. Infatti non possiamo dire essere la causa di tutti ciò che è ultimo, perché è la causa di nulla, altrimenti non è l'ultimo, essendo l'effetto posteriore alla causa.
Ma neppure possiamo dire che il medio sia la causa di tutto, perché non è la causa se non di uno soltanto, vale a dire, dell'ultimo”.

In questa serie di tre termini, il concilio, l’ermeneutica ed il post concilio, l’ermeneutica, procedendo dal concilio, essendo l’interpretazione dei testi e delle dottrine conciliari, è un termine intermedio tra il concilio ed il suo effetto, cioè la devastazione lamentata dai papi sopra citati.
Nessuno, tra di loro, ha mai indicato il Concilio Vaticano II come causa prima della situazione da essi stessi descritta.
Questo ragionamento è attribuibile in assoluto, sia che si prendano solo i tre termini in questione, sia che la serie si estenda più indietro, ma non certo all’infinito, in quanto “è impossibile infatti, concepire un processo all’infinito…per quanto concerne la causa da cui si origina il movimento” (Metafisica 2).
L’errata interpretazione dei testi del concilio può essere una causa dell’effetto descritto ma non la causa prima, perché se fosse causa prima non avrebbe altra causa prima di essa.
Ma se l’ermeneutica fosse causa prima muoverebbe da se stessa e non dipenderebbe da altro che da se stessa, altrimenti non sarebbe più causa ma effetto e quindi termine intermedio.
La realtà, però, non può essere in questi termini, se essa fosse causa prima, l’interpretazione del testo sarebbe il testo stesso e non la sua interpretazione, quindi non più le dottrine del concilio sarebbero magistero ma le interpretazioni che ne scaturiscono, quod repugnat. Dobbiamo in verità escludere questa ipotesi perché: quia ante omnem secundam causam moventem requiritur prima causa movens, requiritur quod ante omnem causam mediam sit causa prima, quae nullo modo sit media, quasi habens aliam causam ante se. (San Tommaso Sententia Metaphysicae, lib. 2 l. 3 n. 3 )
“E poiché prima di ogni causa seconda movente si richiede la causa prima movente, è necessario  che prima di ogni causa intermedia ci sia la causa prima e  che in nessun modo sia media, come avente un'altra causa prima di se”.
Qualcuno potrebbe obiettare che anche il concilio sia un termine intermedio di una causa antecedente da ricercare, ma ciò è ininfluente poichè il mio scopo rimane dimostrare che l’ermeneutica non è la causa prima del disastro, ma, secondo il ragionamento de quo, è il concilio a rimanere la causa degli altri due termini: nec possumus dicere quod medium sit causa omnium; quia nec est causa nisi unius tantum, scilicet ultimi, appunto. (supra)
Se volessimo estendere la serie oltre i tre termini, il concilio, considerandolo non causa prima ed in ragione degli altri come un termine medio, potremmo attribuirgli la qualità di causa formale, individuando nel pensiero moderno la causa materiale, quale oggetto degli errori riversatisi nei testi del concilio.
San Pio X infatti nella sua memorabile e straordinaria enciclica “Pascendi” fece una sintesi organica di una serie di aspetti gnoseologici del modernismo, che confluirono e presero forma nel Concilio Vaticano II, almeno ambiguamente: pensiamo a GS 22 nella quale troviamo scritto: “Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo.”
Molti sanno, poi, come è stata interpretata. (ermeneutica)
“Il progressismo non è nato né dal Concilio né dopo il Concilio. Esso non è che la esplosione più violenta, più vasta, più organizzata di un fenomeno dottrinale iniziato, più o meno in sordina, tra gli anni 1930- 1940 [...]: [...] " la nuova teologia”, [...] che in effetti altro non era che una nuova edizione riveduta e peggiorata del modernismo».
Nulla vieta di vedere nel Vaticano II l'occasione propizia in presenza della quale ciò che di aberrante, da qualche tempo, ribolliva sotto la superficie di una calma apparente nella vita della Chiesa, è esploso virulento alla luce del sole. Il Concilio ha fatto da catalizzatore di reazioni di vario tipo già esistenti, allo stato sparso, in seno alla cattolicità.”2
Come volevasi dimostrare.
Proprio perché la sapienza è ricerca di cause, se sosteniamo che l’errata ermeneutica sia la sola causa dello sfacelo lamentato dai pontefici, non riusciremo mai a trovare la Verità e tentare di contenere i danni risultanti dalle dottrine conciliari; non possiamo assolutamente sostenere che l’ermeneutica sia la causa prima del problema.
La dimostrazione è semplice e non richiede grandi sforzi: è solo un principio corretto.
Dobbiamo anche dire che l’ermeneutica applicata alla continuità porta quest’ultima ad essere causa efficiente delle dottrine del Concilio. Non si tratta più di stabilire se le sue dottrine e quelle precedenti siano in continuità, come causa finale, come dimostrazione della tradizione, ma di partire dalla continuità come principio, per poi trovare l’accordo tra di esse facendo ermeneuticamente coincidere i contrari sullo stesso soggetto.
Si tratta di un ragionamento perverso perché, così facendo, potremmo affermare ogni cosa e dire che anch’essa è in continuità, ex sese: questo è il dogma della continuità.
Un principio da cui partire è quod ubique semper et omnibus creditum est (San Vincenzo Commonitorium II): antichità, universalità e consenso.
Prendiamo queste due affermazioni contrarie:
a)      Gli ebrei furono la causa efficiente della morte di Gesù
b)      Gli ebrei non furono la causa efficiente della morte di Gesù
Se confrontiamo la frase a) con il principio di cui sopra concludiamo che esiste continuità (dai Padri della Chiesa fino al CVII), se confrontiamo la proposizione b) con lo stesso principio concludiamo che non è in continuità.  
Un corretto ragionamento (inferenza razionale) si basa sul principio di non contraddizione,  ora è impossibile che si possa arrivare ad una conclusione razionale tra le due proposizioni salvo che:
1)      Si dia come principio di ogni affermazione la continuità, per cui tutte le proposizioni sono uguali: dogma
2)      Si comprino gli occhiali dell’ermeneutico con cui è possibile vedere tutto in continuità.
Ma ci viene in aiuto, per comprendere il dogma della continuità, la seguente frase di recente pubblicazione :E’ vero che la continuità va dimostrata, ma è assolutamente indimostrabile che la continuità non c’è”.
Tale frase è frutto della “mente eletta” di P. Cavalcoli.
Ora se la continuità va dimostrata significa che ancora non c’è, ma se è altresì assolutamente indimostrabile che non c’è allora significa che è dimostrata.
Questo è il linguaggio di certi teologi modernisti che danno dei protestanti, in alcuni casi, e dei modernisti, in altri, al prossimo guardando la pagliuzza del loro occhio e non la trave che è nel proprio.
Ammettiamo di avere due quantità A e B e che si voglia dimostrare che A=B (E’ vero che la continuità va dimostrata). 
Dimostrare che A=B dicendo che è impossibile che A sia ≠B (ma è assolutamente indimostrabile che la continuità non c’è ) è pura tautologia.
Potrei sbagliarmi ma a me sembra un’argomentazione fallace, in questo caso un argomento ad ignorantiam.
In conclusione, attraverso la logica che è  un corretto uso della ragione, si riesce a comprendere che;
1)      L’ermeneutica non è la causa prima del disastro
2)      La continuità non esiste, c’è solo nelle menti (elette) che hanno posto come principio ciò che invece non lo è ed hanno abbandonato l’uso della retta ragione per volgersi alle favole (2Tim 4,4).

                                                                                                                      Stefano Gavazzi

NOTE:
1)      Mons. Brunero Gherardini in Conc. Vat. II il discorso mancato pag.68
2)      Grazie al mio amico Gianluca, leggendo il suo ultimo post, trovo conferma autorevole sulle questioni espresse in questo articolo. Tali affermazioni sono di Mons. Luigi Maria Carli, vescovo di Segni, in Nova et vetera. Tradizione e progresso nella Chiesa dopo il Vaticano II, Istituto Editoriale del Mediterraneo, Roma 1969, p. 111. e Ibid., p. 49.

sabato 7 gennaio 2012

Grave lapsus teologico di Mons. Ocáriz

Ricevo da una vox questo grande intervento che si inserisce nella questione sollevata da Mons. Ocariz.
 
Confutazione dell’articolo del Vicario Generale dell’Opus Dei, pubblicato ne L’Osservatore Romano
28 dicembre 2011

L'articolo è stato pubblicato sul sito dell'Autore


di Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira


1 - L’Osservatore Romano del 2 dicembre scorso, col titolo Sull’adesione al Concilio Vaticano II, ha pubblicato un importante articolo di Mons. Fernando Ocáriz Braña, Vicario Generale dell’Opus Dei, uno dei periti della Santa Sede nei colloqui teologici con la Fraternità Sacerdotale San Pio X. L’articolo esprime in maniera esauriente la posizione dominante di quegli ambienti che accettano il Vaticano II anche in quei passi riconosciuti come contrari alla Tradizione, invocando questa o quella infallibilità del Magistero Ordinario, o l’obbligo di un “assenso interno” poggiante sulla virtù dell’obbedienza.

Dell’assenso interno secondo Mons. Ocáriz

2 - L’illustre prelato scrive: «Il concilio Vaticano II non definì alcun dogma, nel senso che non propose mediante atto definitivo alcuna dottrina. Tuttavia il fatto che un atto del magistero della Chiesa non sia esercitato mediante il carisma dell’infallibilità non significa che esso possa essere considerato “fallibile” nel senso che trasmetta una “dottrina provvisoria” oppure “autorevoli opinioni”.  Ogni espressione di magistero autentico va recepita come è veramente: un insegnamento dato da Pastori che, nella successione apostolica, parlano con il “carisma della verità” (…), “rivestiti dell’autorità di Cristo” (…), “alla luce dello Spirito Santo”. Questo carisma, questa autorità e questa luce furono certamente presenti nel concilio Vaticano II; negare ciò all’intero episcopato cum Petro e sub Petro, radunato per insegnare alla Chiesa universale, sarebbe negare qualcosa dell’essenza stessa della Chiesa (…).

3 - Poco dopo, Mons. Ocáriz aggiunge: «Le affermazioni del concilio Vaticano II che ricordano verità di fede richiedono ovviamente l’adesione di fede teologale, non perché siano state insegnate da questo Concilio, ma perché già erano state insegnate infallibilmente come tali dalla Chiesa, sia con giudizio solenne sia con magistero ordinario e universale. (…) Gli altri insegnamenti dottrinali del Concilio richiedono dai fedeli il grado di adesione denominato “ossequio religioso della volontà e dell’intelletto”. Un assenso “religioso”, quindi non fondato su motivazioni puramente razionali. Tale adesione non si configura come un atto di fede, quanto piuttosto di obbedienza, non semplicemente disciplinare, bensì radicata nella fiducia nell’assistenza divina al magistero, e perciò “nella logica e sotto la spinta dell’obbedienza della fede»” (…). Le parole di Cristo “chi ascolta voi ascolta me” (…) sono indirizzate anche ai successori degli apostoli».

4 - Verso la fine, Mons. Ocáriz afferma: «Comunque, rimangono legittimi spazi di libertà teologica per spiegare in un modo o in un altro la non contraddizione con la tradizione di alcune formulazioni presenti nei testi conciliari e, perciò, di spiegare il significato stesso di alcune espressioni contenute in quei passi».

Le vie di Dio non sono le nostre

5 - Naturalmente, Gesù Cristo potrebbe aver dato a San Pietro e ai suoi successori il carisma dell’infallibilità assoluta. Questa infallibilità, in teoria, potrebbe coprire qualsiasi pronunciamento dottrinale dei Papi e dei concilii, oltre che le decisioni canoniche, liturgiche, ecc. E potrebbe anche coprire le decisioni pastorali e amministrative. Ma il problema non consiste nel sapere se l’assistenza dello Spirito Santo sarebbe possibile in linea di principio in presenza di tale potere assoluto e generale. È chiaro che lo sarebbe. Fatto sta, però, che Nostro Signore non ha voluto conferire a San Pietro, al collegio dei vescovi col Papa, in definitiva alla Chiesa, un’assistenza in termini così assoluti. Le vie di Dio non sempre sono le nostre. La barca di Pietro è soggetta alle tempeste. In sintesi: la teologia tradizionale afferma che risulta dalla Rivelazione  che l’assistenza dello Spirito Santo non fu promessa, e quindi non fu assicurata, in forma così illimitata, in tutti i casi e le circostanze.

6 - Questa assistenza garantita da Nostro Signore copre in modo assoluto le definizioni straordinarie, tanto papali quanto conciliari. Ma le grandi opere teologiche, specialmente dell’età d’argento della scolastica, insegnano che nei pronunciamenti papali e conciliari non garantiti dall’infallibilità, possono esserci errori e perfino eresie.


La dottrina è più complessa di quanto pretenda Mons. Ocáriz

7 - L’articolo afferma, come assoluto e incondizionato, il principio che anche gli insegnamenti non infallibili del Magistero papale o conciliare esigono necessariamente l’assenso interno del fedele. Ora, i grandi autori della neo-scolastica pongono importanti riserve a questa tesi, dimostrando
che non si può assumerla, in modo semplicistico, come una regola che non ammette eccezioni.

8 - Infatti:
 - Diekamp dichiara che l’obbligo di aderire agli insegnamenti papali non infallibili “può incominciare a venir meno” nel caso  rarissimo in cui un esperto, dopo un diligente esame, “arriva alla convinzione che nella decisione si sia introdotto un errore” (Th. Dog. Man., I, 72).
- Pesch ammette il detto assenso “in quanto non appaia positivamente chiaro che nel decreto della Curia Romana o del Papa vi sia un errore” (Pr. Dogm., I, 314/315).
- Merkelbach insegna che la dottrina proposta in forma non infallibile, accidentalmente e in circostanze rarissime, può ammettere la sospensione dell’assenso interno (S. Th. Mor., I, 601).
- Hunter afferma che di fronte alle decisioni non infallibili può essere lecito “temere un errore, assentire condizionatamente o anche sospendere l’assenso” (Th. Dogm., I. 492).
- Cartechini sostiene che l’assenso interno alle decisioni non infallibili può essere negato nel caso in cui il fedele “avendo l’evidenza che la cosa ordinata sia illecita, può sospendere l’assenso… senza timore e senza peccato” (Dall’Op. al Dom., 153-154).
- Dom Paul Nau spiega che l’assenso può essere sospeso o negato se vi è “una precisa contraddizione tra un testo dell’enciclica e altre testimonianze della tradizione” (Une source doct., 84).

Assolutizzazione impropria della nozione di assistenza divina

9 - Qui sta l’errore grave, gravido di conseguenze ancora più gravi e perfino gravissime, nel quale incorre l’illustre e venerabile Vicario Generale dell’Opus Dei. Egli sostiene che il Magistero, assistito dallo Spirito Santo, sarebbe in ogni caso e necessariamente immune da ogni deviazione dottrinale.
Ora, come il Magistero ordinario di ogni tempo, benché assistito dallo Spirito Santo, non sempre è coperto dall’infallibilità, così il Magistero odierno, pur contando sull’assistenza divina, non per questo presenta la garanzia assoluta dell’essere esente da errore. In tal modo, alcuni insegnamenti del Magistero ordinario possono divergere dalla Tradizione, anche gravemente. Questo è quanto si deduce logicamente dalla Lettera Apostolica Tuas libenter, nella quale Pio IX espone le diverse condizioni necessarie perché il Magistero ordinario goda dell’infallibilità, condizioni che chiaramente il Vaticano I non ha rimosso nel sintetizzare questa dottrina nell’espressione “Magistero ordinario universale” (questa questione richiederebbe uno studio molto ampio, che ho intenzione di elaborare a breve).

10 - Le nuove dottrine del Vaticano II indicate come divergenti dalla Tradizione – come la libertà religiosa, la collegialità, l’ecumenismo, ecc. – possono costituire un insegnamento diverso (si quis aliter docet – I Tim., 6, 3) senza che con questo si possa dire che l’assistenza divina dello Spirito Santo abbia fallito, né che sia stata vulnerata l’indefettibilità della Chiesa.


Tutti i giorni, fino alla fine del mondo

11 - Pertanto, non si può affermare, senza ulteriori precisazioni, l’infallibilità assoluta dei pronunciamenti papali e conciliari: né in nome di una infallibilità magisteriale, né in nome dell’obbedienza dovuta dai fedeli a Pietro, né in nome di una pretesa sicurezza nell’accettazione di tutto quanto dichiara il Magistero autentico non infallibile, né tampoco in nome di qualche altra dottrina teologica o para-teologica che si possa escogitare; la verità è che nella Rivelazione niente assicura che i pronunciamenti non infallibili possano, in questa o in quella forma, essere infallibili. Qui ripeto che le tesi dell’eminente Mons. Ocáriz si discostano dalla retta via.

12 - Guardiamo a questa questione con la dovuta attenzione. Non v’è dubbio che vi sono dei documenti della Sede Apostolica e della teologia tradizionale che affermano, senza maggiori distinzioni, che tutti gli insegnamenti dottrinali dei papi e dei concilii devono essere accolti dai fedeli, anche se non sono infallibili e quindi anche se non sono dotati del carisma dell’infallibilità. Ma qui si introducono delle sfumature dell’ermeneutica in generale e della sacra esegesi in particolare: come non si può assumere in modo monolitico il “non uccidere” del Decalogo, perché esso comporta delle eccezioni, per esempio quella della legittima difesa, così non si può considerare assoluto il principio che si devono sempre, in ogni caso, accettare gli insegnamenti non dotati del carisma dell’infallibilità. Il prestito a interesse fu vietato, poi ammesso, passando per mille vicissitudini. I riti cinesi conobbero le stesse esitazioni.


L’altra faccia della medaglia: il papa eretico e il papa scismatico.

13 - Questa medaglia ha due facce. Se da un lato la dottrina tradizionale ammette la possibilità di errore nell’insegnamento non infallibile del Magistero supremo, come in effetti è ammesso inequivocabilmente, dall’altra ammette anche parallelamente, senza alcuna valenza sedevacantista, le ipotesi di un papa eretico e di un papa scismatico.

14 - Circa il papa eretico:
San Roberto Bellarmino, San Francesco di Sales, Suarez, Domenico Soto, Buix, Coronata e tanti altri tra i maggiori maestri della scolastica, ammettono la tesi che un papa possa cadere nell’eresia.
Pietro Ballerini, il cui lavoro fu importante per la definizione dell’infallibilità nel Vaticano I, vede nell’ipotesi di un papa eretico “un pericolo imminente per la fede e tra gli altri il più grave di tutti”, di fronte al quale qualsiasi fedele può “resistergli, rifiutarlo e, se necessario, interpellarlo ed esortarlo a pentirsi”, “perché tutti possano essere messi in guardia nei suoi confronti” (De Pot. Eccl., 104/105).

15 - Circa il papa scismatico: è incontestabile che l’età d’argento della scolastica e la neo-scolastica hanno chiarito che, in periodi di crisi profonda, è possibile in linea di principio che un papa, senza perdere immediatamente il suo incarico, si separi dalla Chiesa cadendo nello scisma. E questo accade quando il Sommo Pontefice “sovverta tutte le cerimonie ecclesiastiche”, “disobbedisca alla legge di Cristo”, “ordini qualcosa contraria al diritto naturale o divino”, “non osservi ciò che è stato ordinato universalmente dai concilii universali e dalla autorità della Sede Apostolica, soprattutto in relazione al culto divino”, “non osservi il rito universale del culto ecclesiastico”, “smetta di rispettare, ostinatamente, quanto stabilito dall’ordine comune della Chiesa”, rendendo così possibile ed eventualmente obbligatorio in coscienza “resistergli”. A tal punto che in questi casi il card. Caietano dice, sempre senza alcuna valenza sedevacantista, che “né la Chiesa sarebbe in lui, né lui nella Chiesa” (II - II, q. 39, a. 1, n. VI).
* * *

Sottopongo rispettosamente le presenti considerazioni al reverendissimo Vicario Generale dell’Opus Dei e, relativamente a quanto stabilisce la Chiesa, alla Sede di Pietro, colonna e fondamento della Verità, oggetto di tutto il mio amore e della mia devozione fin dal giorno in cui, congregato mariano, ho appreso a venerare la sacrosanta dottrina della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana; mentre le sottopongo ugualmente ai teologi tradizionali dei nostri giorni.

Per le chiare ragioni che molti di essi hanno presentato, e per queste mie stesse considerazioni, ritengo che niente, in teologia dogmatica e morale, obblighi ad assentire alle nuove dottrine del Vaticano II, le quali, come dice lo stesso Mons. Ocáriz, «sono state e sono ancora oggetto di controversie circa la loro continuità con il magistero precedente, ovvero sulla loro compatibilità con la tradizione».
 

ANCORA SUI FRANCESCANI DI CAMPOCAVALLO DI OSIMO

Con l’augurio e con la speranza che per questo nuovo anno i Francescani dell’Immacolata aumentino il fervore verso la Tradizione rispetto a quello conciliare, diventando sempre più “omogenei” nella conservazione della Fede di sempre, come mi disse Fra Giuseppe, accolgo l’invito alla rimozione del post sulla ormai tristemente famosa tavola dell’altare del Santuario di Campocavallo.(ormai chiarita)
Ieri, giorno dell’Epifania, mi sono recato, con la mia famiglia, a Messa dai Francescani, a dimostrazione che la mia intenzione non era in nessun modo malevola e, a fine messa, mi sono presentato al rettore del Santuario, Fra Giuseppe, come esige un comportamento cattolico.
Fra Giuseppe, sorridendo, mi dice: Messi nel contesto tra il Punk Priest e l’Elvis Priest…”, “ha ragione”, ho risposto, “ma il contesto purtroppo è questo, cerchiamo di far aumentare la Tradizione e di far diminuire il modernismo”.
Perciò rimuovo il post rinnovando a tutti i Francescani l’intenzione di non far mancare mai la nostra preghiera, augurandogli un buon anno ed il pieno conseguimento per Frà Giuseppe dell’obiettivo che gli è toccato per quest’anno.
Buono studio Fra Giuseppe!
Che lo Spirito Santo l’assista e la illumini.
Sempre Vostro in Cristo.
                                                                                              Stefano Gavazzi