mercoledì 2 maggio 2012

INTEGRALISTI:SETTE DOMANDE INQUIETANTI

Ricevo da UNAVOX e pubblico questo interessante articolo, commentato poi da UNAVOX, che ci fornisce il disastroso livello di Fede di quelli che si definiscono "cattolici" soprattutto in Francia e dell'evidente odio per la Chiesa Cattolica e la Tradizione, preludio di una persecuzione profetizzata nelle Scritture e da Cristo stesso.
Aberrante, a mio avviso, il punto 6 dove, questo pseudo cattolico, dogmatizza le nuove ideologie conciliari.

Non più una Santa ma tutte sante.
Niente più simbolo.

Editoriale di Jean-Pierre Denis sul settimanale La Vie, del 18 aprile 2012


Pubblichiamo un articolo apparso sul settimanale cattolico francese La Vie, del 18 aprile 2012.
Questo settimanale può essere paragonato alla nostra gloriosa Famiglia cristiana: stessa informazione e preparazione approssimativa, stessa linfa anticattolica, stesso livore antitradizionale, stessa strafottenza nei confronti della Chiesa cattolica e del Papa, stessa deriva ereticante.
Perché lo pubblichiamo allora?
No, non è per masochismo, ma perché le considerazioni che vi si leggono sono come le tessere di un mosaico che compongono un quadro agghiacciante dello stato intellettuale, spirituale e religioso in cui versa ormai una gran parte dei cattolici moderni che sono stati cresciuti, educati e guidati dai nuovi preti generati dal Vaticano II.
Lo stato agghiacciante in cui versa la nuova Chiesa conciliare, che molti dicono dovrebbe essere rimessa in sesto col “ritorno” della Fraternità San Pio X: è del tutto recente la lettera aperta di Mons. Nicola Bux, in cui si ricorda a Mons. Fellay proprio questa funzione che andrebbe a svolgere la Fraternità col suo “rientro”. (si veda il nostro commento a questa lettera)
Lo stato agghiacciante di cui diciamo, però, non è una sorta di incidente di percorso, ma una condizione strutturale di gran parte dei chierici e dei laici e c’è da chiedersi quali virtù taumaturgiche eccezionali possiederebbe la Fraternità per operare una guarigione così problematica.
Un miracolo… come dice anche l’estensore di questo articolo… certo un miracolo, ma un miracolo che sarà possibile solo per l’intervento di Nostro Signore e non certo per l’entrata in forze della Fraternità San Pio X in questo sconquassato campo di rovine in cui s’è ridotta la nuova Chiesa conciliare.

L’altro motivo che ci ha indotto a pubblicare questo articolo è la possibilità che esso offre di essere letto e ponderato sforzandosi di cogliere come in controluce l’altra faccia della stessa medaglia. Perché le considerazioni dell’estensore, se lette con un’ottica diversa dalla sua, possono aiutare a riflettere, e anche molto seriamente, sulle sabbie mobili che si intravedono, vaste e maleodoranti, nella prospettiva di un “rientro” della Fraternità.
Come ha affermato lo stesso Mons. Fellay, ciò che si prospetta è una battaglia durissima, per certi versi titanica, poiché Messer Belzebù non mancherà di prestare la sua opera, soprattutto dopo la bella riuscita del lavoro da lui svolto intorno al Vaticano II. Una battaglia durissima che, proprio perché condotta all’interno, si giuocherà tutta in difesa e molto meno all’attacco, con tutti i rischi che questo può comportare.

Alla fine dell’articolo abbiamo aggiunto delle nostre note su alcuni passi dell’articolo stesso, sia per evidenziarne la problematicità, sia per non lasciare “impunite” certe sciocchezze propalate dall’estensore quasi sicuramente in buona fede, … che è cosa ancora più grave.





Editoriale

Integralisti: sette domande inquietanti

Editoriale di Jean-Pierre Denis sul settimanale La Vie, del 18 aprile 2012

La firma di un accordo con la Fraternità San Pio X (FSPX) segna una tappa importante nella storia della Chiesa. Secondo ogni ipotesi, ormai una parte dei dissidenti che avevano seguito Mons. Lefebvre nello scisma, rientrerà nella Chiesa cattolica, ove godrà di una larghissima autonomia. Questo grande avvenimento pone dei seri interrogativi ai cristiani in generale e ai cattolici in particolare.
Da parte mia, ne vedo sette principali. Le pongo qui senza tabù, ma senza certezze esagerate, per aprire una riflessione con voi.

1° interrogativo: Rischio o sicurezza?
Se si guarda alla storia della Chiesa fin dai primi secoli, vi è più pericolo a lasciare che gli scismi si consolidino, che a riassorbirli entro la prima generazione, poiché i vescovi dissidenti tendono a moltiplicarsi col tempo.
Ora, in ragione della successione apostolica (i vescovi sono i successori degli apostoli), è l’episcopato ad essere la chiave, in un certo senso più del papato.
Da questo punto di vista, abbandonare a se stessi dei vescovi dissidenti è molto pericoloso, come se si accettasse la proliferazione nucleare. Farli rientrare significa riprendere il controllo.
Se si considera che la FSPX è un po’ come la Corea del Nord, con questo regime opaco bisogna necessariamente negoziare per evitare la bomba selvaggia.
Tuttavia, qui si è recuperata un’ogiva (Mons. Fellay), ma ne resteranno senza dubbio tre abbandonate a se stesse (i vescovi Williamson, Tissier de Mallerais e de Galarreta).
Il mio verdetto provvisorio: ben fatto, Benedetto!


2° interrogativo: Trionfalismo o pentimento?
Per mettere a tacere le critiche, ci si presenta, ancora una volta, la parabola del figliol prodigo. Il ritorno del giocatore alla casa del Padre non allieta l’altro figlio, il primogenito, il fedele.
Ma l’uso di tale parabola presuppone, quanto meno, che ci si prenda la briga di leggere il testo. Il figliol prodigo pronuncia infatti una frase chiave: «Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio».
Da parte lefebvriana, nessun pentimento, ma un trionfalismo da bullo, peraltro ingigantito per darsi importanza. Comunque fastidioso. Stiamo vivendo una situazione falsa e questa falsità fa presagire numerose gravi difficoltà.
Il mio verdetto provvisorio: non fatevi ingannare.


3° interrogativo: Guerra o pace?
L’esperienza degli anni recenti incita alla prudenza, ma non necessariamente al pessimismo. Certo, la molestia ai preti e ai vescovi francesi esercitata da piccoli gruppi del movimento tradizionale è un fatto comune, piuttosto incoraggiato dal Motu Proprio che ha riabilitato il «rito straordinario» di prima del Concilio.
Ma per altro verso, il dialogo tra cattolici fa progressi, come abbiamo sperimentato noi stessi preoccupandoci di invitare il Superiore della Fraternità San Pietro, Don Ribeton, agli Stati Generali del Cristianesimo, organizzato da La Vie nel 2010.
Nella famiglia tradizionale vi sono anche numerosi credenti sinceri e intelligenti, persone che riflettono, che crescono e che valgono più delle etichette che si sono affibbiate esse stesse o che vengono loro affibbiate. Certuni possono perfino insegnarci delle cose!
La recente visita canonica (ispezione, nel linguaggio cattolico) di cui è stato oggetto l’Istituto del Buon Pastore di Don Laguérie, dimostra peraltro che, una volta sottomesse a Roma, queste comunità vengono a poco a poco normalizzate, non senza difficoltà o resistenza da parte loro.
Sul lungo termine, dunque, nessun dubbio: il tempo giuoca a favore della grande Chiesa, che digerisce discretamente, ma sicuramente i ribelli che ingoia.
Peraltro, è proprio questo che motiva il rifiuto di numerosi integralisti, particolarmente in Francia.
Il mio verdetto provvisorio: promettente a lungo termine.


4° interrogativo: Reazione o capitolazione?
La coincidenza con l’anniversario del Vaticano II è sorprendente. Molti cattolici vi vedranno la prova che il Papa, a forza di gesti del genere, dimostra di non far proprio il concilio, qualunque cosa possa dire, fare e ripetere altrimenti nei modi più diversi. Il pontificato di Benedetto XVI sarà definitivamente macchiato da questo sospetto reazionario, rafforzato anche dalla coincidenza con l’anniversario dell’elezione di Joseph Ratzinger al soglio di Pietro.
Tuttavia, la storia si può leggere in senso inverso, cosa che sono portato a fare.
Dopo cinquant’anni di lotta, di insolenza nei confronti dei preti, di insubordinazione nei confronti dei vescovi, di insulti indirizzati al Papa, una parte della corrente integralista rende le armi in piena commemorazione conciliare.
Il mio verdetto provvisorio: giudizio sospeso!


5° interrogativo: Unità o esplosione?
Il ritorno degli integralisti sarà solo parziale. Particolarmente in Francia, la battaglia si annuncia dura all’interno di questa corrente, sempre pronta alle scissioni. Le vere poste in palio saranno finanziarie, immobiliari ed anche ideologiche o teologiche. Rimarrà una piccola setta.
Da questo punto di vista, l’operazione condotta da Roma è abile: dividere per regnare, recuperare il recuperabile, abbandonare gli altri al loro triste destino.
Ma per altro verso, non si rischia di accelerare lo scisma strisciante che continua a minacciare la Chiesa cattolica, con l’abbandono di numerosi fedeli nei paesi occidentali?
L’immagine di una Chiesa che coccola i suoi estremisti, non rischia di assestare un colpo terribile all’evangelizzazione?
Il rischio di scoraggiamento di numerosi preti, vescovi e fedeli, non si sta passando troppo sotto gamba?
Io temo fortemente che, prigioniero di un sistema di governo molto manchevole, il Papa non abbia soppesato bene questa dimensione del problema.
Il mio verdetto provvisorio: grossi guai in vista.


6° interrogativo: integralismo o negazionismo?
La corrente integralista è complessa. Dietro il paravento della liturgia si trovano piuttosto delle questioni fondamentali.
Si può essere cattolico e negazionista come Mons. Williamson, se dovesse accadere (altamente improbabile) che questo delirante personaggio rientrasse anch’esso?
Più seriamente, si può essere cattolico e continuare a professare l’antisemitismo (ammesso che questo non esista più nella grande Chiesa…)?
Si può essere cattolico e condannare il dialogo interreligioso e anche l’ecumenismo?
Si può essere cattolico e rigettare tutto ciò che dicono e fanno i papi da cinquant’anni?
Qui, come al momento della creazione dell’Istituto del Buon Pastore, penso che si pagheranno per molto tempo, e molto care, le ambiguità della situazione.
Il mio verdetto provvisorio: troppo rischio, Benedetto!


7° interrogativo: tradizione o integralismo?
Si vuole ritrovare la tradizione cattolica in tutta la sua portata e la sua bellezza, e vi sono molte buone ragioni per riannodare certi fili abusivamente tagliati.
Ora, ciò che si recupera non è la tradizione, ma l’integralismo.
Intellettualmente, teologicamente, artisticamente e spiritualmente, questa corrente puramente reazionaria non ha prodotto alcunché di notevole da dopo il suo emergere nel XIX secolo.
La tradizione sarà sempre vivente. L’integralismo resterà sterile.
Il mio verdetto provvisorio: niente panico.





Nostre note sull'editoriale

1° interrogativo

è l’episcopato ad essere la chiave, in un certo senso più del papato”.
Sarebbe facile ricordare che si tratta di uno dei frutti del Concilio, ma bisogna tenere presente che questa frase non rivela un convincimento di parte dovuto a cattiva interpretazione, quanto uno stato di fatto che, grazie al Concilio e al post-concilio e grazie alla precisa volontà dei ultimi papi, vivono i vescovi cattolici in relazione alle “proprie Chiese”: la Chiesa di Milano non è la Chiesa di Roma… si sente dire da 47 anni.
È per questo che da 24 anni si parla di scisma (inesistente) di Lefebvre… per distrarre l’attenzione dagli scismi (reali) dei vescovi.

Farli rientrare significa riprendere il controllo
Dal punto di vista teorico non è detto che questa certezza strategica sia facile da concretizzare, ma un simile convincimento rivela una forma mentale e un’attitudine operativa che guarda alla Fraternità e al suo “rientro” come al nemico da abbattere… meglio se dall’interno che dall’esterno.


2° interrogativo

“Da parte lefebvriana, nessun pentimento, ma un trionfalismo da bullo, peraltro ingigantito per darsi importanza. Comunque fastidioso”
Frase che annuncia l’intenzione di mettere la Fraternità “sotto sferza”, non appena attuato il “rientro”, con buona pace di tanti ottimisti che parlano di “accoglienza a braccia aperte”, dimenticando che la nuova Chiesa non è fatta dai buoni cattolici rimasti, ma da quei vescovi di cui dicevamo prima affiancati da schiere di chierici e laici che non aspettano altro che insegnare alla Fraternità cosa significhi essere cattolici… e cattolici della nuova Chiesa dell’amore.


3° interrogativo

“Nella famiglia tradizionale vi sono anche numerosi credenti sinceri e intelligenti, persone che riflettono, che crescono e che valgono più delle etichette che si sono affibbiate esse stesse o che vengono loro affibbiate. Certuni possono perfino insegnarci delle cose!”
Frase che meriterebbe una delle famose analisi di Freud, maestro nel far credere che il sole che nasce nel cielo abbia la sua genesi nel sub-mondo.
Qui vengono presi di mira i singoli fedeli, uno ad uno, che si pensa di poter mettere “sotto analisi” per far emergere dal loro subconscio la verità che hanno inavvertitamente rimosso: la loro opposizione al Vaticano II è figlia dello sviscerato e innaturale amore che nutrono nei confronti di esso.

“La recente visita canonica (ispezione, nel linguaggio cattolico) di cui è stato oggetto l’Istituto del Buon Pastore di Don Laguérie, dimostra peraltro che, una volta sottomesse a Roma, queste comunità vengono a poco a poco normalizzate, non senza difficoltà o resistenza da parte loro”
A parte lo sfoggio di erudizione canonica e di informazione da bottega del barbiere… poveri vaticanosecondisti francesi… almeno certi vaticanisti italiani quando la sparano grossa usano le veline dei loro referenti in Vaticano.
A parte questo, qui si ripropone uno scenario che la Fraternità conosce benissimo da lungo tempo, fin da quando, orsono 24 anni, nacque quella “San Pietro” che oggi partecipa agli Stati Generali del Cristianesimo, che fin nella terminologia evocano le glorie della liberatoria e progressiva “Rivoluzione”… francese… appunto.
Non è un caso che diversi “Padri conciliari” parlarono del Vaticano II come dell’89 della Chiesa cattolica.


4° interrogativo


“La coincidenza con l’anniversario del Vaticano II è sorprendente…”
Fu Giovanni XXIII a inaugurare l’esaltazione della lettura dei segni dei tempi, instaurando una pratica che si dimostra essere un’arma a doppio taglio.
I segni dei tempi, per i fautori e i sostenitori del Vaticano II, sono i punti d’appoggio per trasformare la Chiesa di Cristo nella Chiesa nonostante Cristo. Ma essi servono anche per rivelare l’evidenza di questa perseguita metamorfosi, così che i cattolici fedeli alla Chiesa di Cristo possano essere avvertiti in tempo.
L’estensore dell’articolo parla di “coincidenze”, ma è evidente che si tratta di corrispondenze simboliche espressamente volute, sia perché rimangano nella memoria storica, sia perché appaghino il bisogno personale di compensazione dei crucci antichi.

“Dopo cinquant’anni di lotta, di insolenza nei confronti dei preti, di insubordinazione nei confronti dei vescovi, di insulti indirizzati al Papa, una parte della corrente integralista rende le armi in piena commemorazione conciliare”
“Rendere le armi”, dice il nostro, dimenticando di rilevare “l’onore delle armi” che tanti nemici non nascondono di tributare… “onore delle armi” che, quando è fatto bene, lascia in mano ai nemici che si sono arresi le insegne, le divise e perfino l’armamento personale… tanto più formidabile per quanto più personale e interiore.
Ma i vaticanosecondisti… che ne sanno di onore, rispetto e tenuta interiore?


5° interrogativo

“Da questo punto di vista, l’operazione condotta da Roma è abile: dividere per regnare, recuperare il recuperabile, abbandonare gli altri al loro triste destino.
Ma per altro verso, non si rischia di accelerare lo scisma strisciante che continua a minacciare la Chiesa cattolica, con l’abbandono di numerosi fedeli nei paesi occidentali? L’immagine di una Chiesa che coccola i suoi estremisti, non rischia di assestare un colpo terribile all’evangelizzazione? Il rischio di scoraggiamento di numerosi preti, vescovi e fedeli, non si sta passando troppo sotto gamba?”
La citazione è lunga, ma davvero rivelatrice della forma mentis, o forse sarebbe meglio dire della “difformità della mente”, di questi moderni cattolici vaticanosecondisti.
Roma, cioè il Papa, cioè il Vicario di Cristo, avrebbe fatto bene a dividere i cattolici… ovviamente “integralisti”, perché questi beceri si meritano solo martellate sui denti. Però… già perché c’è anche un però in queste menti deviate… però il solo fatto di aver accettato i pochi “recuperabili” rischia di provocare degli scismi.
Ci sono numerosi preti, vescovi e fedeli che saranno scoraggiati a dover convivere con gli estremisti… ovviamente di destra… è perché? Ovviamente perché si tratta di preti, vescovi e fedeli… di estrema sinistra, tutti figli legittimi del Vaticano II e tutti proiettati verso il matrimonio dei preti, verso l’ordinazione delle donne, verso la giustificazione dell’omosessualità, verso la benedizione del divorzio e l’assistenza dell’aborto. Tutta bravissima gente che si fa male a scontentare… anche perché… come tutti sanno… in Chiesa ci dev’essere posto per tutti… tranne che per gli estremisti di destra…
E l’estensore dell’articolo ha colto davvero nel segno, perché ogni buon cattolico, moderno, sa che l’insegnamento e la morale cattoliche mutano col mutare del tempo e seguono le esigenze e i segni dei tempi… non come quei reazionari di tradizionalisti che credono negli insegnamenti di Gesù, vecchi di duemila anni.
Una Chiesa degna di questo nome non può fare altro che allontanare questi pericolosi cultori del vecchio e seguire gioiosamente i fautori del nuovo…
…se no… che l’abbiamo fatto a fare il Vaticano II?


6° interrogativo

“Si può essere cattolico e negazionista come Mons. Williamson, se dovesse accadere (altamente improbabile) che questo delirante personaggio rientrasse anch’esso? Più seriamente, si può essere cattolico e continuare a professare l’antisemitismo (ammesso che questo non esista più nella grande Chiesa…)? Si può essere cattolico e condannare il dialogo interreligioso e anche l’ecumenismo? Si può essere cattolico e rigettare tutto ciò che dicono e fanno i papi da cinquant’anni?”
Verrebbe da dire subito: si!
Se non fosse che le cose stanno ancora peggio.
La solita tattica giacobina: mischiando le cose serie alle facete si giunge al giudizio inappellabile di “nemico della rivoluzione”… e il nostro estensore francese se ne intende di giacobinismo. Disgrazia vuole, però, che a partire dal Concilio il giacobinismo è diventato pratica corrente nella nuova Chiesa conciliare, non a caso nata in concomitanza col giacobinismo sessantottino.
Tutto si lega in vista della costruzione dell’“uomo nuovo”… del cattolico nuovo, aggiornato e adulto.
Chi potrebbe negarlo dopo l’esperienza degli ultimi 47 anni?
E poi il monito finale:… troppo rischio, Benedetto!
Ma è un monito o una minaccia?


7° interrogativo

“Ora, ciò che si recupera non è la tradizione, ma l’integralismo”
Ed ecco l’ultima perla della illuminata visione del mondo di questi moderni cattolici vaticanosecondisti: una cosa è la tradizione, altra cosa è la fede integrale. La prima, in quanto “vivente” è sempre incinta e partorisce in continuazione una novità dopo l’altra… la seconda è roba da eunuchi dello spirito, è sterile.
Caspita che acume, che profondità di pensiero…
… e poi si accusano i tradizionalisti di voler rifiutare tutto questo e di avere mille titubanze quando li si invita alla convivenza con questa confusione della mente e dello spirito.
Venite… venite… vi accogliamo a braccia aperte… si grida ormai da più parti!
L’estensore dell’articolo dice: niente panico.
Noi diciamo: attenti ai rischi dell’abbraccio mortale!
Guardateli prima nelle mani e negli occhi, che non abbiano spine avvelenate e bagliori di fuoco!


Ma chi è questo tizio che scrive su La Vie?
Come diceva Pirandello: Uno, nessuno e centomila.
E a lui e a noi non è vano ricordare una delle frasi di questo noto progressista siculo: “È naturale che illusioni e disinganni, dolori e gioie, speranze e desideri ci appaiano vani e transitori, di fronte al sentimento che spira dalle cose che restano e sopravanzano ad essi, impassibili”.
Pirandello non conobbe il Vaticano II… ma a suo modo ammoniva già di fronte alla prepotente incidenza delle cose che permangono e che annullano ogni illusione e perfino ogni rosea aspettativa umana… fintanto che il Vaticano II e i suoi frutti incomberanno sul destino dei cattolici… direbbe Pirandello: “lustru di Pararisu nun sinni viri”! (luce di Paradiso non se ne vedrà!).

Meditiamo gente!… meditiamo!

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