lunedì 29 settembre 2014

L'antipapismo di Antonio Socci: la mossa disperata di un cattolico conciliare

Ricevo e pubblico da unavox

L'antipapismo di Antonio Socci:
la mossa disperata di un cattolico conciliare






È probabilmente una deformazione tutta moderna quella di chi sostiene, nei fatti più che nelle dottrine, l’assoluta indefettibilità dei Sommi Pontefici, nelle interviste ai quotidiani come nel sostegno politico a questo o quel paese in guerra, nei commissariamenti degli ordini religiosi fino ai siluramenti dei cardinali di Curia... Tutto è giusto, tutto è santo, tutto è indiscutibilmente la scelta migliore possibile...

Ovviamente questo atteggiamento “culturale” - anche i cortigiani infatti, sia pur in tono minore, possono fare cultura - non ha nulla a che vedere né con il Dogma dell’infallibilità, né con il Cattolicesimo tout court.  

Eppure... Così stanno purtroppo le cose in molte teste di persone, magari ottime,  specialmente in Italia. Si tratta quasi sempre di articolisti od ecclesiastici considerati conservatori, benpensanti, poco avvezzi ad usare la ragione, che pure hanno in abbondanza, ma assai abili nell’arte oratoria dell’arrampicata...

Il “formalismo” però, quando supera i limiti umani della resistenza, espone talvolta a rischi preoccupanti.

Già in passato, ad esempio, mi sono soffermato a riflettere sui legami, apparentemente incomprensibili, fra normalismo e sedevacantismo. Questi due orientamenti, in un certo senso opposti, derivano tuttavia entrambi da quella convinzione, completamente infondata, dell’assoluta indefettibilità pontificia, in ogni manifestazione pubblica o privata della persona Papa.
I primi, in altre parole, si arrampicano sui vetri all’inverosimile per tentare di far quadrare sempre il cerchio: ogni dichiarazione, ogni starnuto, ogni pillola di Misericordina elargita, che so, a padre Manelli..., è sempre in continuità con i predecessori, con la Tradizione, con la Chiesa di sempre...
I secondi invece, convintissimi comunque anch’essi dell’assoluta indefettibilità, ma constatando, per il principio di identità e non contraddizione,  l’impossibilità concreta di conciliare determinate posizioni con la Dottrina, decidono  semplicemente che il Papa non c’è e la Sede è vacante. 

Il mio ragionamento è ovviamente estremamente sintetizzato: non è questo del resto l’argomento principale che voglio affrontare in questo articolo. 
E dove voglio allora arrivare? Ecco subito il nocciolo.

Oggi lo scenario sembra arricchirsi di una nuova posizione intermedia: con l’uscita infatti del nuovo volume di Antonio Socci “Non è Francesco” si affaccia una tendenza, sempre comunque figlia dell’indefettibilità papale assoluta, che potremmo definire “antipapismo”.
In cosa consiste nella sua essenza? L’elezione di Papa Francesco sarebbe nulla ma... ciò non porterebbe il Socci al sedevacantismo per il semplice motivo che il predecessore di Bergoglio è ancora in vita e quindi sarebbe lui il vero Sommo Pontefice.

A sostegno di questa tesi il Socci porta, almeno a quanto sembra prima di aver letto il libro, argomentazioni tutto sommato abbastanza inconsistenti: una supposta votazione in più, la talare bianca che Ratzinger continua ad indossare, qualche speculazione araldica sullo stemma del “Papa Emerito”, qualche elucubrazione sulla formula utilizzata nella dichiarazione delle dimissioni... Un po’ pochino anche per un giornalista non propriamente esperto in Diritto Canonico.

Il fenomeno Socci apre tuttavia una breccia, piuttosto inattesa ma indubbiamente reale, nel fronte del conciliarismo più o meno conservatore. Egli infatti non perde occasione di magnificare i gesti ed il Magistero di Giovanni Paolo II, il Papa di Assisi, dei polli scannati sugli altari, del bacio al Corano, dei “mea culpa” per le Crociate e l’Inquisizione. Non contesta minimamente i documenti del Concilio Vaticano II, ama la liturgia sciatta del nuovo Messale, segue le Apparizioni carismatiche di Medjougorje, incensa regolarmente la figura di don Giussani. Un cattolico conciliare dunque a tutti gli effetti.
Eppure... di fronte all’irruzione sulla scena vaticana del Vescovo di Roma Bergoglio... anche un ciellino conciliarista come Socci rimane sgomento. Lo scatto in avanti è troppo violento, troppo evidente il contrasto con i predecessori più immediati, troppo stridente la discontinuità del suo presunto Magistero.  

Ed ecco che il buon Socci, che, bisogna ammetterlo, è comunque una persona intellettualmente onesta, non ci si ritrova più e cerca disperatamente una via di fuga che possa farlo uscire dal dramma teologico dell’attuale situazione ecclesiale. Pensa che ti ripensa... il nostro scrittore non trova di meglio che rifugiarsi nell’anticamera di una sorta di neo-sedevacantismo conciliare.

Posizione francamente debole, anzi debolissima. Oggi, tanto per fare un esempio, Socci può infatti ancora più o meno sostenere che il vero Pontefice continuerebbe ad essere Benedetto XVI. Ma... cosa succederebbe, facendo i debiti scongiuri, alla morte di Papa Ratzinger? 
E se, per continuare con le ipotesi tutt’altro che di scuola, il successore di Bergoglio riconoscesse il suo predecessore argentino e si impegnasse a proseguirne l’opera di smantellamento del Cattolicesimo?
Cosa farebbe Socci in tale situazione?
E se infine il medesimo Benedetto XVI, come ha abbondantemente dimostrato nei mesi scorsi, riconoscesse esplicitamente di non avere alcuna intenzione di opporsi alla potestà di Bergoglio e di non sentirsi depositario di alcun munus?
Le domande potrebbero continuare ancora a lungo. Occorre comunque, a conclusione di questo articolo,  ipotizzare almeno qualche risposta plausibile.

A mio parere non ci sono scappatoie di sorta se non quelle offerteci dalla sana Dottrina e dalla storia della Chiesa. In poche parole: ci sono sempre stati Papi ottimi, buoni, mediocri e pessimi.
Quelli negativi sono stati inflitti ai cristiani sicuramente a causa dei loro peccati.
I Pontefici pessimi lo sono stati non solo per motivi di vita morale ma anche, seppur in misura minore, per incertezze ed errori nel loro insegnamento magisteriale (i Papi Vigilio, Liberio, Giovanni XXII ecc.)
I santi, come S. Atanasio o S. Caterina da Siena, in quelle circostanze non hanno quasi mai contestato la legittimità dell’elezione, ma si sono semplicemente opposti agli errori e impegnati affinché i medesimi Pontefici potessero riconoscerli e correggerli.
Perché dunque oggi non dovrebbe essere così? Perché oggi i Papi possono essere soltanto o tutti santi o non Papi? Un po’ di buon senso allora, unito alla preghiera, ci sarà certamente di grande aiuto nella lettura di questi anni tribolati della storia ecclesiale contemporanea.



settembre 2014

1 commento:

  1. Innanzi tutto vorrei augurare un Santo 2016 a tutti i lettori e collaboratori/curatori di questo blog; mi trovo perfettamente d'accordo con lei, non si capisce perché mai le "mezze misure" e un modo santo e sano di criticare sia visto come un qualcosa da condannare...mah...é un dovere del cristiano vegliare. Anche san Basilio diceva che un cristiano che è ignorante delle cose riguardanti la fede é un ignorante in tutto, perché cosa c'è di più importante delle cose che riguardano la salute e la salvezza dell'anima? Cordiali saluti.

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